GIOVANNI MATTEO BOTTIGELLA                            Tratto da: Wikipedia - L'enciclopedia libera
 

Personaggi della Politica

Pavia e dintorni - Personaggi della Politica

Giovanni Matteo Botticella nacque attorno al 1410 da Tomaino Bottigella di Pavia, appartenente a un'antica casata pavese, nobile e assai ricca, che fu già al servizio dei Visconti come commissario ducale sul sale.

I Bottigella ebbero importanti impieghi nel governo ducale e della città d'origine ma non si sa se Giovanni Matteo abbia conseguito titoli accademici.

Tuttavia lo vediamo già, circa ventenne, al servizio di Filippo Maria Visconti; nel 1443 veniva nominato sovrintendente ai benefici ecclesiastici del ducato, e nel 1444 appare elevato alla dignità di segretario ducale, carica di notevoli responsabilità politiche. Aveva nel frattempo sposato Bianca Visconti, figlia di Lancillotto signore di Sesto Calende.

Alla morte di Filippo Maria Visconti, e nei torbidi che seguirono, prese partito per la successione del ducato a favore di Alfonso d'Aragona, e, a quanto pare, approfittò della situazione per impadronirsi di una parte dei beni mobili del castello visconteo di Milano.

Affermatasi nel frattempo a Milano l'effimera Repubblica Ambrosiana, Giovanni Matteo tornò a Pavia, divenendo sostenitore di Francesco I Sforza e favorendone (anche con cospicui prestiti) la conquista del Ducato.

Nelle grazie, dunque, anche del nuovo signore divenne membro della corte ducale, ricevendo importanti incarichi diplomatici. Il più impegnativo fu forse la missione a Napoli presso il re Alfonso; durante il viaggio si incontrò anche con Cosimo de' Medici a Firenze e a Roma con il papa Callisto III.

Dopo il 1458, Giovanni Matteo ebbe un minore ruolo in incarichi operativi, mantenendo comunque una posizione elevata nella corte.

Questo graduale disimpegno gli permise di dedicarsi maggiormente alla cura dei propri affari e soprattutto dei propri interessi culturali. Ancor più simbolico divenne il suo ruolo dopo la successione del nuovo duca Galeazzo Maria Sforza, che politicamente mise in disparte la madre Bianca Maria e quindi quelli a lei legati; dopo la morte del duca ottenne la nomina, di grande onore ma di minore sostanza, a consigliere ducale; e infine, cresciuto il potere effettivo di Ludovico il Moro, forse anche per l'età avanzata, venne messo del tutto in disparte.

Morì nel 1486, seguendo di pochi mesi la moglia Bianca Visconti.

Non troppo ambizioso, stimato per la sua cultura, saggio e moderato, ebbe l'amicizia e l'affetto di molti. Per questo, in un'età tanto convulsa, in un ambiente così pieno di intrighi e di insidie come una corte rinascimentale, seppe sempre mantenere un ruolo onorevole.

L'ambiente di corte fu poi favorevole ai suoi interessi culturali, per cui appare un esempio significativo della temperie umanistica.

Giovanni Matteo è ricordato anche per il suo amore nei confronti dell'arte.

Se poco o nulla rimane alla vista del palazzo che Giovanni Matteo, riattando la casa paterna, fece costruire a Pavia (dove invece si possono tuttora ammirare la torre costruita dal fratello Cristoforo e i palazzi dei cugini Giovanni Francesco e Silvestro), si ricordano i suoi interventi nella cappella di famiglia presso il monastero di San Tommaso, in cui fece costruire un altare per custodire la santa reliquia della beata Sibillina Biscossi, oggetto ai suoi tempi di grande venerazione.

Questo altare era adornato dalla celebre Pala Bottigella di Vincenzo Foppa, oggi presso la Pinacoteca Malaspina di Pavia.

La Pala rappresenta la Vergine in trono col Bambino, tra i santi Giovanni e Matteo da un lato, Stefano e Girolamo dall'altro: ai piedi della Vergine stanno in ginocchio i due committenti, Giovanni Matteo e la moglie Bianca Visconti, accompagnati rispettivamente dal beato Domenico di Catalogna (fondatore dell'Ospedale San Matteo di Pavia) e della stessa beata Sibillina.

 

 

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