Il libro del 1963 “Le Désastre de Pavie” del Francese Jean Giono ha illustrato una dettagliata cronaca della Battaglia di Pavia del 1525.

Sulla stessa Battaglia anche parecchi pavesi hanno scritto interessanti pagine: da Alberto Arecchi,  a Luigi Casali, da Marco Galandra a Mino Milani e poi tanti altri ancora di oggi e di ieri.

Il sito Pavia e dintorni ha voluto dedicare il suo virtuale spazio alla celebre Battaglia, pubblicando le immagini e le notizie raccolte sul territorio, visitando i luoghi e ripercorrendo  le vie e le strade dello scontro.

Per seguire un ordine logico e conciso, è stata utilizzata quale guida descrittiva la presentazione della battaglia pubblicata su Wikipedia.

 


1525  -  La battaglia di  di Pavia                                          (da cagi46  e Wikipedia l'enciclopedia libera)

PREMESSA

A seguito della sconfitta delle truppe imperiali di Carlo V in Provenza nel 1523, il re di Francia, Francesco I, vuole sfruttare il vantaggio per tentare di riprendersi Milano e il suo territorio, perduto nel 1521.

Alla fine di ottobre del 1524, Milano in effetti cade in mano dei Francesi, che decidono quindi di proseguire fino a Pavia, l'antica capitale della Lombardia. Si accampano nel  Parco Visconteo e la città viene messa sotto assedio dal 27 ottobre 1524.

Durante i mesi d'assedio le cannonate francesi provocarono immensi danni alla città, soprattutto nelle aree prossime alla cinta muraria e a tutto il lato nord del Castello Visconteo.

Praticamente furono rase al suolo Parecchie costruzioni e fra le più significative la Chiesa di Sant'Apollinare e gravemente danneggiate altre fra cui  San Carlo e Giustina.

 

 

ASSETTO INIZIALE DEI DUE SCHIERAMENTI

 

Re Francesco I                                Assediati Pavesi

Bande nere                                     

Fanteria                                ASSETTO SUCCESSIVO 

Francesi - Italiani                              Archibugieri    

Gendarmeria                                    Cavalleria Imperiale

Svizzeri                                             Esercito Imperiale

ASSETTO SUCCESSIVO

Cavalleria

 

 

 

PRIMA FASE DELLA BATTAGLIA

Alla fine di gennaio del 1525, dei rinforzi dell'esercito imperiale si avvicinano da est, si presentano sul fianco del parco Visconteo e per tre settimane i due eserciti si fronteggiano trincerati nelle zone dell'attuale Parco della Vernavola, nella zona di Mirabello, verso la cascina Cantugno.

 

 

La notte tra il 23 e il 24 febbraio, gli imperiali fingendo di ritirarsi verso Lardirago, aprono una breccia nella cinta francese presso Due Porte e sorprendono gli assedianti.

Sono guidati dal Conestabile francese Carlo di Bourbon che si era distinto al fianco di Francesco I in occasione della battaglia di Marignano nel 1515, ma che in seguito era passato in campo avverso.

Alcune fasi della battaglia nei diorami esposti a "Ca' de' passeri" - Sala Cansiliare del Comune di S. Genesio,  nel contesto della Mostra permanente "Battaglia di Pavia 1525".

 

 

 

SECONDA FASE DELLA BATTAGLIA

La battaglia inizialmente è a favore dei francesi anche se poco prima dell'alba del 24 febbraio una formazione di archibugieri imperiali riesce a raggiungere il Castello di Mirabello saccheggiandolo e occupandolo.

La fanteria spagnola viene sorpresa dall'artiglieria francese già ben disposta sul campo.

Mentre sui fanti spagnoli piovono decine di colpi di cannone, la cavalleria leggera francese con un abile mossa riesce a mettere fuori uso l'artiglieria spagnola che si stava ancora schierando sul campo.

La cavalleria imperiale viene bloccata e costretta ad indietreggiare  verso nord.

A questo punto Francesco I compie l'errore di disperdere le sue forze.

 

TERZA FASE DELLA BATTAGLIA

Sul far dell'alba, Francesco I lancia la propria cavalleria pesante contro la cavalleria spagnola, ritiratasi a nord e disposta alla sinistra dello schieramento. Il re francese secondo schemi puramente medioevali si pone davanti ai suoi cavalieri e cerca di vincere la battaglia con onore e gloria.

In realtà lo stesso Francesco I con tutta la cavalleria pesante passa davanti alla propria artiglieria, impedendole di aprire il fuoco sulle formazioni imperiali e finisce per ritrovarsi sotto il fuoco di 1.500 archibugieri spagnoli e imperiali nascosti tra le boscaglie circostanti.

I cavalieri francesi assieme al re si ritrovano disorientati e circondati dalla cavalleria e dagli archibugieri nemici.

In poco tempo la possente e coraggiosa cavalleria francese è annientata.

 

FASE FINALE DELLA BATTAGLIA

Al centro dello schieramento i lanzichenecchi Svizzeri al soldo della Spagna, determinati a rinnovare il contratto con il re spagnolo, lottarono con accanimento e ebbero la meglio sulla fanteria francese.

Gli assediati Pavesi dalla città intervennero a dare sostegno alle forze imperiali, colpendo le truppe francesi in fuga.

La battaglia si concluse nella mattinata del 24 febbraio.

Francesco I continuò strenuamente a combattere nonostante fosse stato appiedato da una archibugiata dell'italiano Cesare Hercolani, che meritò per questo il soprannome di "vincitore di Pavia".

In realtà il sovrano Francese fu salvato dalla morte e catturato dal viceré di Napoli che combatteva con i suoi cavalieri "ispano-napoletani" a fianco di Carlo V: Diego D'Avila, Juan de Urbieta e Alonso Pita da Veiga, citati peraltro da Paolo Giovio nella sua "Vita del Marchese di Pescara" (Fernando Francesco D'Avalos), i cui discendenti conservano i documenti comprovanti la veridicità del fatto.

La resa finale avvenne di fronte al comandante imperiale. Questi, in rispetto al sovrano francese, si inginocchiò di fronte a lui e ne ricevette la spada in segno di resa.

Forse da questo nobile gesto nacque la famosa frase di Francesco I alla madre: "Tutto è perduto fuorchè l'onore"

 

Il re francese umiliato e sconfitto fu inizialmente rinchiuso in un cascinale, poco distante da S. Genesio, la cascina Repentita.

 

Nella cascina Francesco I fu comunque da tutti rispettato al punto che una leggenda narra che la contadina, presa alla sprovvista, non trovò di meglio che servire all’illustre ospite una zuppa composta da ciò che aveva al momento disponibile, inventando quindi la famosa "zuppa alla pavese", composta da brodo bollente, pane raffermo, formaggio, verdure e un uovo. La zuppa fu cucinata in un camino nella stessa stanza dove il re era tenuto prigioniero.

Francesco I di Francia, al termine delle varie prigionie, introdusse a corte questa zuppa che ebbe un tale successo da divenire ben presto una celebre pietanza destinata a fama secolare.

Dopo la brevissima tappa alla cascina Repentita, Francesco I fu tenuto prigioniero nella vicina Certosa e successivamente, dopo altre tappe sul nostro territorio, trasferito in Spagna secondo il volere del vincitore Carlo V.

Concludendo, le sorti della battaglia furono segnate, a favore degli Imperiali, dall'azione degli archibugieri spagnoli del marchese di Pescara. Al termine della battaglia i Francesi persero circa 10.000 uomini (alcune fonti danno cifre anche superiori); gran parte dei quadri dell'esercito, tra cui Guillaume Gouffier de Bonnivet, Jacques de La Palice, il Tramoglia Principe di Talamonte, rimasero uccisi in battaglia.

Il prigioniero regale, dopo la sosta alla cascina Repentita, fu imprigionato per tre mesi a Pizzighettone e quindi imbarcato a Villefranche vicino a Nizza alla volta della Spagna, dove restò un anno detenuto in attesa del versamento di un riscatto, da parte della Francia, e della firma di un trattato in cui si impegnava ad abbandonare le sue rivendicazioni sull'Artois, la Borgogna e le Fiandre, oltre a rinunciare alle sue pretese sull'Italia.

 

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Il comune di San Genesio organizza negli anni pari la rievocazione storica della celebre battaglia.

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Pazzi per la storia: filmato sulla Battaglia di Pavia