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L'ATTIVITÁ

DELL'IDROSCALO

PAVESE

 

da note di A. Faravelli e di G. Saglio

 

 

 

 

NASCITA E VITA DELL’IDROSCALO PAVESE

I lavori per la costruzione dell'idroscalo pavese iniziarono nell'Aprile 1925 e, solo 1 anno dopo, il primo aprile 1926, fu inaugurato dal capo del Governo.

   Cerimonia di inizio lavori                                                                      1 Aprile 1929 - Cerimonia di inaugurazione dell'idroscalo   

 

 

La moderna struttura pavese era lo scalo intermedio della prima linea aerea regolare italiana per il trasporto passeggeri, la S.I.S.A. ed operò in modo massiccio nei primi anni di attività.

All'inizio degli anni trenta iniziò la fase di concentrazione delle compagnie aeree italiane, ed anche la SISA rimase coinvolta in questo processo, venendo assorbita dalla statale Società Aerea Mediterranea.

 

 

La riorganizzazione della S.A.M. portò, il 28 agosto 1934 alla formazione dell'Ala Littoria.

Da quel momento la storia della S.I.S.A. si fuse con quella della principale compagnia aerea italiana, fino al 1940, quando le diverse linee aeree italiane vennero militarizzate, venendo inquadrate nei Servizi Aerei Speciali.

I servizi aerei commerciali ripresero le attività nel 1946, tuttavia con la nascita di aeroporti terrestri, l'attività pubblica degli idroscali fu man mano ridotta sino alla sospensione nel 1950.



 

LA VITA PAVESE DELL’IDROSCALO

ED IL SUO PROTAGONISTA
 

 

A Pavia, dopo la totale interruzione dell’utilizzo pubblico, l’idroscalo pavese passò di proprietà del Genio Civile e rimasero alcuni appassionati che ne mantennero in vita l'attività per puro diletto personale; fra questi il Dr. Carlo Saglio con il suo bimotore SIAI Marchetti SM.80.

 

Ma chi era Carlo Saglio?....

Era un valente pilota pavese che si distinse nella seconda guerra mondiale ai comandi del bombardiere Fiat BR 20 Cicogna.

Il comandante Saglio faceva parte 43° Stormo che fu inviato in Belgio con il C.A.I. (Corpo Aereo Italiano) per partecipare insieme alla Luftwaffe ai bombardamenti sull’Inghilterra. Contrariamente a quello che si è detto e pensato, gli aerei italiani non bombardarono mai Londra. Le azioni del nostro Corpo di spedizione dopo un drammatico trasferimento che mise in evidenza l’inadeguatezza dei nostri mezzi, operarono soltanto sulla costa inglese.

Il 24 di ottobre 1940 il comandante Saglio, con il suo gruppo bombardò gli impianti portuali e l’idroscalo di Harwich, il 29 dello stesso mese compì con successo un’operazione diurna su Ramsgate che si concluse senza perdite.

 

E CHE VELIVOLO ERA IL SIAI MARCHETTI 80 BIS ?


Si trattava di un aereo anfibio triposto da turismo costruito con le stesse tecnologie dei più grandi e famosi idrovolanti S.55 delle crociere atlantiche di Italo Balbo.

Progettato dall’ing. Alessandro Marchetti (1884-1966), era un monoplano interamente in legno, con abitacolo chiuso, carrello retrattile e flap. La versione iniziale era propulsa da un motore Colombo S.63 da 120 CV in posizione trattiva.

Il primo idrovolante fu costruito nel 1933 a Sesto Calende e alzò il volo nel 1933 dall’idroscalo di Sant’Anna della medesima località.

L'S.80, monomotore è legato all'incidente mortale in cui perse la vita Edoardo Agnelli.

Il 14 luglio 1935, il velivolo, marcato I-MORO, di proprietà del padre Giovanni Agnelli e pilotato da Arturo Ferrarin, asso dell'aviazione italiana della prima guerra mondiale ed autore della trasvolata raid Roma-Tokio, rientrando all'idroscalo di Genova dopo un volo proveniente da Forte dei Marmi nella fase di ammaraggio urtò un tronco vagante sullo specchio d'acqua.

Nel conseguente ribaltamento, pur rimanendo entrambi illesi, Edoardo si alzò in piedi venendo colpito alla nuca dall'elica ancora in moto e morendo sul colpo.

 

 

Per evitare il ripetersi di una simile conseguenza il progetto venne modificato approntando due gondole motore sulle ali invece che sull'unica posizione centrale, sostituendo il Colombo S.63 da 120 CV con elica traente con due britannici Pobjoy Niagara da 86 CV ciascuno, a sette cilindri raffreddati ad aria, dotati di eliche bipala in legno in posizione spingente.

 

In questa configurazione bimotore il velivolo assunse la denominazione di Savoia-Marchetti S.80 bis.

La produzione fu limitata a pochi esemplari, uno dei quali utilizzato dal giornalista Vittorio Beonio Brocchieri per alcuni raid. Un altro, l’I-MORO, che fu protagonista dell’incidente nel porto di Genova nel quale il 14 luglio 1935 perse la vita Edoardo Agnelli.

E COSA SAPPIAMO

DEL SIAI MARCHETTI 80 BIS

DEL COMANDANTE SAGLIO ?


 

L’esemplare di Carlo Saglio fu costruito nel 1934 ed era il prototipo della versione bimotore SM.80 bis.

 Immatricolato nel 1934 I-TATI per il milanese Oliviero Varzi, nel 1947 passò a Elio Fronzaroli diventando I-ELIO e più tardi al Comandante Carlo Saglio.

 

 

 

Dopo altri passaggi di proprietà il velivolo ritornò nelle mani dI Saglio il quale dopo un utilizzo sporadico dello stesso, con i soliti e ammirati passaggi sotto l’arcata del Ponte Coperto, lo affidò ad un gruppo di appassionati che, negli anni Novanta lo restaurarono, lo esposero a Vizzola Ticino per poi essere destinato in dono al Museo dell’Aeronautica G. Caproni di Trento.

 

 

CI SONO STATI ALTRI VELIVOLI PRIVATI NELL’IDROSCALO?

Un altro ospite del nostro Idroscalo fu un idrovolante Caproni CA 100, costruito nel 1935, e portato a Pavia nel 1940, da Samuele Silvani, famoso motonauta, che lo acquistò per £.7.000 dalla scuola di volo della Regia Aeronautica di Desenzano sul Garda.

 

Fu ricondizionato e immatricolato civile con la sigla I-ABOU, verniciato di bianco e portato in volo anche dal Comandante  Carlo Saglio.

Rimase inutilizzato , e non solo a causa della guerra, per parecchi anni nell’Idroscalo.
Negli anni ‘50 Silvani lo cedette all’Aero Club Como, che ne fece un minuzioso e fedele restauro.
La partenza per Como del Caproni CA 100 fu uno degli ultimi decolli di un idrovolante dall’Idroscalo di Pavia.

 

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Passano gli anni, l'idroscalo diventa un deposito per materiali vari e ricovero per draghe e rimorchiatori.

Ne passano altri ed ogni attività industriale lo abbandonano ed inizia la sua triste agonia.
    

 


 

CURIOSITÀ DI PAVIA E DINTORNI

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