Questo palazzo, che costituiva il più elegante edificio privato pavese del Trecento, fu costruito da Nicolino dei Diversi, Maestro delle Entrate Ducali, verso il 1374.

Per l'impiego della terracotta e dell'intonaco a finto mattone, fu denominata « domus rubea » o casa rossa.

Consta di tre piani fuori terra e di un porticato terreno impostato su pilastri rettangolari che reggono archi acuti. Al primo piano erano stupende trifore con colonnine marmoree, di cui una sola è stata restaurata.

Le altre trifore e le monofore dell'ultimo piano sono state chiuse e intonacate, e attendono provvidenziali restauri.

Anche il fianco verso via Beccarla presenta tracce di eleganti aperture in cotto, da restaurare.

Nel cortile, era conservato un mirabile e grandioso crocifisso ligneo quattrocentesco policromo, di scuola lombarda, ora presso i musei civici del Castello.

 

Negli anni '80, in occasione della decisione di restaurare l'affresco posto sulla parete di levante, con la sponsorizzazione dell'imprenditore Giuliano Ravizza, fu contattato il pittore pavese Ezio Carboni che, all'uopo, preparò un bozzetto dell'opera. (foto a lato)

Tale bozzetto è tuttora esposto nella Boutique Rezzani, in piazza della Vittoria.

La soprintendenza alle belle arti decise di affidare il restauro dell'affresco a esperti di Milano: purtroppo a distanza di pochi anni l'opera è totalmente degradata.  

 

 

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Data: 14 Aprile 2011

Inviato da: GianCarlo Mainardi

L’affresco di Piazza Vittoria situato sul Palazzo de’ Diversi, anche se restaurato non è più leggibile.

E’ orientato verso est e perciò esposto al sole per parecchie ore al giorno e quindi irrimediabilmente scolorito.

L’affresco è del 1751, di mano del pittore pavese Carlo Antonio Bianchi. A giudicare dalla ricchezza della cornice in stucchi l’affresco doveva forse essere di buona fattura, ma purtroppo oggi non si distingue quasi più nulla.

Ne esiste una copia in Vescovado di mano non proprio eccelsa, i dettagli sono un po’ grossolani, nel 700 si riusciva a far di meglio.

Proviamo ad interpretare il dipinto. La simbologia è trionfale ed è articolata su tre piani, vediamo un San Siro rivestito con un nero piviale, colore della morte, che si presenta nell’aldilà inginocchiato. I simboli della sua dignità episcopale non sono più nelle sue mani: il pastorale è deposto a terra e la mitria è presa in consegna da un angioletto, egli adesso è un comune mortale.

Lo riceve San Francesco Saverio che svolge la funzione di mediatore tra San Siro e la Madonna affiancata da San Giuseppe, al piano ancora superiore si ripete la mediazione verso l’Altissimo confermata dal gesto indicativo della Madonna la quale con le braccia aperte impetra la grazie eterna.

Tutta la scena appare un poco piatta e priva di profondità, i personaggi sono un poco statici e al dipinto manca quel senso di movimento tipico della mano dell’artista.

 

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PALAZZO DIVERSI                                                            Tratto da:  guida di Pavia F. Fagnani
 

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