elaborato da una nota pubblicata nel 1876 a Pavia dalla tipografia Fratelli Fusi

 

L'ANFITEATRO DI PAVIA

ANCHE LA NOSTRA CITTÀ EBBE UN ANFITEATRO ROMANO

L'unico Anfiteatro, di cui si rammenta l'esistenza in Pavia, venne eretto d'ordine del Re Teodorico allo scopo di intrattenere i cittadini col divertimento della caccia e dell'uccisione delle fiere e lo fece erigere unito ai giardini e al suo palazzo reale che sorgeva nell’area fra le attuali  via Ressi, via Luigi Porta e via Corridoni.

L'area dei giardini Reali, nella seconda metà del '900 ospitò l'attività della ditta Poggi, fioristi in corso Garibaldi, che nell'area reale coltivavano non solo fiori ma anche frutta e verdura.

 

Dalle notizie, che ci furono tramandate, tale anfiteatro si estendeva dalla chiesa di S. Maria de’Cani a quella di S. Lorenzo, in pratica nell’attuale piazzetta di Porta Palacense allungata sia vero nord che verso sud in quanto a suo tempo l'area era poco edificata.

Dalla mappa del Ballada 1654:

In verde l'area del palazzo e    . del giardino reale

In giallo San Lorenzo

In arancione l'ipotesi di S.    . Maria de'Cani

In rosso l'area nella quale fu    - eretto dall'anfiteatro

 

 

 

 

Per una visione dell'attuale assetto urbano dell'area in cui fu eretto l'anfiteatro è visibile l'immagine a lato.

 

Significativo il fatto che il vicolo che da via Volta raggiunge piazzetta di Porta Palacense si chiami vicolo dell’Anfiteatro.

 

 

Il Conte Mezzabarba, nostro valente antiquario del passato, che visse nella seconda metà del diciassettesimo secolo, accenna di avere ai suoi giorni veduto nella Contrada di S. Lorenzo le rovine del menzionato anfiteatro.

Ciò rilevavasi anche da una lapide nella quale era detto, che Atalarico nel 528 a spese regie fece costruire nell' anfiteatro i sedili.

Tale lapide in origine era posta sulla porta della chiesa di S. Maria de'Cani, che fu soppressa circa il 1500 ed ora interamente distrutta; successivamente fu collocata nella chiesa di San Secondiano, pur essa soppressa nel 1564, ed inseguito acquistata dai Conti Beccaria, da cui passò nella famiglia dei Marchesi Malaspina.

 

 

La chiesa di San Secondiano mostra significative tracce della propria esistenza sia lungo via Porta Palacense (a destra), sia in area privata all’interno del palazzo di via Alessandro Volta al civico 12, (a sinistra).

 

Una ulteriore dettaglio significativo della posizione dell'Anfiteatro è rappresentato dal fatto che la contrada di San Lorenzo, indicata dal Mezzabarba, assunse successivamente il nome di contrada dell'Anfiteatro ed oggi è praticamente via Corridoni.

Tornando al nostro Anfiteatro, ora più non si vedono quelle rovine che il Conte Mezzabarba vide a suo tempo… tutto è cambiato.

Nemmeno si può fissare l'epoca precisa in cui l’anfiteatro venne distrutto: varie cause concorsero alla sua distruzione: il cristianesimo che stabilito e riconosciuto portò all'abolizione degli spettacoli sanguinosi: l'incremento della civiltà presso le popolazioni che piegarono gli animi ad altri generi di passatempi, per cui caduto per vetustà ed abbandonato, volta l'area ad altro uso del tutto scomparve.

 

ESCI