La Storia a casa nostra... a Pavia e dintorni

 

1848 - 1849,   Pavia e dintorni nella prima guerra d'indipendenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La prima guerra d'indipendenza fu combattuta dal 23 Marzo 1848 al 22 Agosto 1849 nella penisola italiana; al nord dal Piemontese Regno di Sardegna e da volontari italiani contro il Regno-Lombardo Veneto facente parte dell'Impero Austriaco e al sud da altre realtà locali contro gli occupanti invasori.

L'assetto territoriale dell'area Padana indicato nell'immagine a lato, vedeva la presenza di Pavia nel Lombardo-Veneto Austriaco, esattamente sull'estremità occidentale, con il Ticino che faceva da confine col Regno di Sardegna.

 

La guerra vera e propria fu anticipata in diverse parti d’Italia da rivolte popolari contro gli invasori e la più vicina a noi fu la rivolta relativa alle "cinque giornate di Milano".

 

Si trattò di una insurrezione avvenuta tra il 18 e il 22 Marzo 1848 nella città  di Milano, allora parte importante dell’Austriaco Regno Lombardo-Veneto e che portò alla liberazione della città dal dominio austriaco.

Il comandante del suo esercito, il maresciallo austriaco Josef Radetzky, fu costretto ad abbandonare la città.

 

 

Video sulle Cinque giornate.

Sequenze cinematografiche girate a Pavia

 

                                                                           Angelo Inganni: barricate per le cinque giornate di Milano.               

--------  LA PRIMA FASE, 1848  -------

 

Carlo Alberto di Savoia, Re del Regno di Sardegna, pur consapevole che il suo esercito fosse impreparato a un combattimento, per le pressioni di personaggi influenti tra cui Camillo Benso conte di Cavour, il 23 Marzo 1848 decise di intervenire a fianco degli insorti lombardi.

Lo stesso giorno il Regno di Sardegna dichiarò guerra all'Impero austriaco.

Tale evento segna appunto l'inizio della Prima Guerra di Indipendenza.

Il 25 e il 26 Marzo due avanguardie Piemontesi vengono inviate nel territorio nemico per informare gli insorti dell'arrivo dei rinforzi piemontesi.

Attraversarono quindi il fiume Ticino poco a nord di Pavia entrando in territorio nemico.

 

Il grosso dell'esercito passò il fiume il 29 Marzo e lo stesso giorno le prime tre divisioni entrarono a Pavia acclamate dal popolo.

 

In questa occasione Carlo Alberto, appena passato il Gravellone, affluente del Ticino appena fuori Pavia, prima di attraversare il Ticino stesso, consegnò il tricolore ai rivoltosi lombardi segnando la nascita della nostra bandiera nazionale.

Targa a ricordo dell'evento,

in Pavia, Via Scarpa, 15

 

 

 

                                                                                 Re Carlo Alberto, al Gravellone, distribuisce le bandiere tricolore       

 

 

 

Nel 1898 in ricordo del 50° anniversario dell'ingresso di Re Carlo Alberto e dei suoi figli in Pavia, il 29 Marzo 1848, i cittadini pavesi fecero coniare una medaglia a ricordo. 

 

 

 

Dopo un iniziale vantaggio i Piemontesi, che si erano spinti sino in territorio Mantovano, dovettero subire la reazione degli Austriaci che il 4 Agosto costrinsero Carlo Alberto a rifugiarsi a Milano e nel tardo pomeriggio  la ritirata dell'esercito piemontese entro le mura di Milano era praticamente terminata.

Poco dopo le ore 20 Carlo Alberto riunì un consiglio di guerra che decise di rinunciare alla difesa della città, per mancanza di munizioni, viveri e danaro e poco dopo si affacciò al balcone di casa Greppi per comunicare ai Milanesi la decisone e tentare di calmare il popolo contrario a tale soluzione.

Alle sei di mattina del 5 agosto si ebbe notizia che Radetzky aveva accettato le richieste dei piemontesi: la cessione di Milano in cambio di una tranquilla ritirata dell'esercito di Carlo Alberto in Piemonte.

 

La sera, i bersaglieri comandanti da Alfonso La Marmora portarono in salvo Carlo Alberto che uscì da Milano in carrozza, protetto dai soldati.

Tutto l'esercito cominciò quella notte a ripiegare seguito da una moltitudine di profughi, circa un terzo della popolazione milanese.

Il 6 Agosto i piemontesi avevano ripassato il Ticino e in quella stessa giornata gli austriaci, superando l'opposizione dei cittadini rimasti, entravano in Milano.                        

                                                                                                                  6 Agosto 1848 - Gli Austriaci rientrano a Milano

Tre giorni dopo, il 9 Agosto 1848, Radetzky e Salasco conclusero l'armistizio in cui venne stabilito che le truppe di Carlo Alberto si sarebbero ritirate da tutto il Regno Lombardo-Veneto.

A seguito della disfatta, in Piemonte fu eletto il governo Chiodo-Rattazzi, che il 20 Marzo 1849 decise di rompere l'armistizio con l'Austria iniziando una seconda fase militare.

--------  LA SECONDA FASE, 1849  -------

La disposizione deiPiemontesi sul proprio territorio era la seguente: 5 Divisioni attorno a Novara, a nord una brigata presso il Lago Maggiore, a sud una Divisione fra Alessandria e Voghera.

Più distanti: altre brigate verso Piacenza, Sarzana e Parma.

Il 20 marzo 1849 a mezzogiorno si riaprirono ufficialmente le ostilità. I piemontesi, eccetto che per una ricognizione oltre il Ticino verso Magenta, non si mossero.

 

Radetzky invece, dalla testa di ponte di Pavia, entrò a sorpresa e in forze nel Regno di Sardegna nell'area presidiata dalla divisione lombarda il cui comandante Gerolamo Ramorino aveva avuto l'ordine di mantenere una forte posizione in località La Cava per sorvegliare il tratto del Ticino nell’area Pavese.

 ◄  Josef Radetzky                              Gerolamo Ramorino  ►

 

Secondo le strategie piemontesi, In caso di difficoltà la divisione avrebbe dovuto ritirarsi verso Mortara attraverso Sannazzaro ma Il generale Ramorino, convinto che gli austriaci intendessero conquistare Alessandria e che il passaggio del Ticino presso Pavia non era che una finta, lasciò a La Cava una quota modesta delle sue truppe e ordinò loro che in caso di pericolo avrebbero dovuto dirigere a sud e passare il Po.

 

Contrariamente a ciò che pensava Ramorino, a mezzogiorno del 20 marzo 1849  la divisione austriaca  dell'arciduca Alberto passò il Gravellone aprendo in tal modo la strada a tutto l'esercito austriaco con al comando il maresciallo Josef Radetzky.

 

                                                                                        Pavia - L'esercito austriaco supera il Ticino

 

 

Presso La Cava, in assoluta superiorità numerica, le truppe di Radetzky ebbero la meglio sui piemontesi che tuttavia, grazie anche alla tenacia del maggiore Luciano Manara, resistettero per 6 ore, permettendo ai Piemontesi un rapido ritiro.

 

A ricordo dell'eroica resistenza del 6° Battaglione Bersaglieri, e in particolare del suo comandante Luciano Manara, nell'epica giornata del 20 marzo 1849, il Comune di Cava, il 24 luglio 1862 assunse il nome di " Cava Manara ".

 

      Luciano Manara

Dopo solo 3 giorni, il 23 Marzo 1849, le truppe piemontesi capitolarono a Novara e la sera stessa Carlo Alberto abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II.

Il giorno successivo fu proprio Vittorio Emanuele a firmare l'armistizio definitivo con l'Austria detto Armistizio di Vignale.

Dopo la sconfitta il comandante Ramorino venne giudicato colpevole dalla corte marziale di Torino in quanto, contravvenendo agli ordini ricevuti fece ritirare tutte le sue truppe sulla sponda destra del Po.

Per questa mancanza fu fucilato il 22 maggio 1849.

 

 

Con la sconfitta finale delle forze Piemontesi ebbe termine la prima guerra di indipendenza, il Piemonte rinunciò a ogni pretesa verso la Lombardia e si impegnò a effettuare congrui risarcimenti, anche  militari, nei confronti dell'Austria.