La Storia a casa nostra... a Pavia e dintorni

 

1920 - 1945, Pavia e dintorni nella seconda guerra mondiale

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 L'avvento del fascismo, la resistenza e la liberazione

Nelle elezioni Provinciali Pavesi dell’autunno del 1920 il Partito socialista raggiunse uno straordinario risultato ottenendo in provincia 156 sindaci su 220 e 56 seggi su 60 del Consiglio provinciale.

Da subito si scatena la reazione fascista in quello che è stato definito un "biennio nero" nel corso del quale i sindaci socialisti vengono cacciati uno dopo l'altro con la violenza.

Anche Pavia fu teatro dell'azione squadrista contro gli avversari politici.

 

Uno dei primi a farne le spese fu lo studente universitario cremonese Ferruccio Ghinaglia, fervente socialista e antimilitarista giunto a Pavia nel 1917, studente di Medicina e vincitore di un posto di alunno nel collegio universitario Ghislieri.

Il giovane, dirigente del neonato Partito Comunista, di ritorno da una iniziativa politica, il 21 aprile del 1921, mentre attraversa con altri attivisti il Ticino sul ponte coperto, viene  assalito da un gruppo di aderenti al fascio che sparando a Ghinaglia lo uccidono colpendolo alla testa e feriscono altre quattro persone.

Ferruccio Ghinaglia  ►

 

 

La presa di Pavia da parte dei fascisti matura proprio nei giorni cruciali della marcia su Roma (28 ottobre 1922) e viene coordinata da Angelo Nicolato.

Nicolato stabilì il quartier generale nella locanda Tre Re di Cava Manara dove furono fatte convergere tutte le truppe fasciste.

L'operazione ebbe inizio la mattina del 28 ottobre 1922 quando le squadre fasciste entrano in città e si dirigono verso la prefettura senza incontrare nessuna resistenza da parte del presidio militare della città e in poche ore prendono il controllo dei punti nevralgici della città stessa.

◄ Angelo Nicolato accompagna Mussolini in una visita al San Matteo.

 

Alle cinque del pomeriggio del 28 ottobre il capitano Tommaso Bisi con un squadra di camicie nere fece irruzione nella sede comunale di palazzo Mezzabarba assumendone il potere.

 

Il sindaco socialista Alcide Malagugini convoca il consiglio comunale che il 29 ottobre 1922 decreta il proprio autoscioglimento.

La carica di sindaco viene assunta dal potente dirigente fascista lomellino Cesare Forni, espressione dell'ala dura del partito legato ai grandi proprietari agrari.

 

◄ Alcide Malagugini

Cesare Forni  ►

 

Il dominio del Forni sul fascismo pavese non durò molto e questi, dopo essere entrato in disaccordo con lo stesso partito, venne rimosso.

Nicolato, dopo aver allontanato Tommaso Bisi anche per una domanda di autorizzazione a procedere del Procuratore di Pavia (trasmessa dal ministro della giustizia e affari di culto Oviglio il 29 Agosto 1924 contro lo stesso Bisi per ingiurie a mezzo della stampa e accordata nella seduta del 9 Dicembre) assume il controllo del partito in tutta la provincia promuovendo a capo del fascismo in provincia l'alleato prof. Spizzi.

 

La dittatura aveva preso il soppravvento sulla democrazia ma tuttavia, sino al 1939 quando fu firmato l'accordo tra i governi del Regno d'Italia e della Germania nazista per formalizzare  il legame militare contro gli Alleati (Stati Uniti e Inghilterra), Pavia e il suo territorio beneficiarono di una serie di importanti realizzazioni socialmente utili: l'Istituto Bordoni, l'Idroscalo, il ponte dell'Impero, Statua della Minerva e...

il Policlinico San Matteo ►

 

La opposizione alla dittatura fascista è sempre esistita ben prima della resistenza finale e della liberazione dalla dittatura stessa.

Pavia annoverò alcuni fulgidi esempi che si esposero personalmente per contrastare la dittatura. Tra questi una delle figure più interessanti è quella di Giorgio Errera docente di chimica all'Università di Pavia.

Già nel 1923 rifiutò la carica di Rettore, che gli era stata proposta dal Ministro della Pubblica istruzione Giovanni Gentile di cui era amico, per il giudizio negativo che aveva del regime. Successivamente nel 1931 fu uno dei dodici professori universitari italiani (su 1255) che rifiutò di giurare fedeltà al fascismo e fu per questo messo in pensione.

La lapide dedicata a Giorgio Errera esposta nell'Università pavese  ►

 

L’11 dicembre del 1941, quattro giorni dopo l’attacco giapponese su Pearl Harbor, l’Italia e la Germania dichiararono guerra agli Stati Uniti. Mussolini lo fece dal balcone di piazza Venezia.

Nell'anno successivo l'Italia fu coinvolta militarmente in campagne esterne al nostro territorio e concentrate soprattutto in Africa, sino al 13 maggio 1943 quando, dopo gravi sconfitte, le truppe italiane e tedesche in Nordafrica  si arresero.

 

Lasciata vittoriosamente l'Africa, gli Alleati sbarcarono in Sicilia il 10 luglio 1943, anche nell'intento di provocare un crollo del regime fascista già fortemente indebolito.

 

◄  Lo sbarco delle truppe americane in Sicilia

 

Le rapida dissoluzione delle difese italiane in Sicilia provocò una svolta decisiva nella strategia militare e politica in Italia: il 25 luglio 1943 Mussolini venne destituito dal re Vittorio Emanuele III e imprigionato in una località segreta.

 

Fu sostituito dal maresciallo Pietro Badoglio.... il ventennale regime fascista si stava dissolvendo in pochissime ore senza opporre resistenza.

A seguito della grave disfatta militare africana e il successivo sbarco alleato sul nostro territorio fu raggiunto un accordo siglato segretamente il 3 settembre del 1943, a 3 km dal borgo di Cassibile, località dalla quale l'armistizio prese il nome, e che costituì l'atto con il quale il Regno d'Italia cessò le ostilità verso gli Alleati iniziando di fatto la resistenza italiana contro il nazifascismo tedesco.

Il Gen. Castellano e il Gen. Eisenhower dopo la firma dell'armistizio ►

 

 

Dopo l'8 settembre 1943, a poche ore dall'armistizio Italiano con gli Alleati, i Tedeschi presero il controllo diretto di tutti i centri più importanti della provincia pavese, prevedendo da parte degli oppositori a loro e al fascismo stesso una sicura reazione: la Resistenza.

Occuparono Voghera, Stradella e l'Oltrepò fin dal primo pomeriggio del 9 settembre; la sera, al comando del capitano Gerret Korsemann, arrivarono alle porte di Pavia.

 

◄  il capitano Gerret Korsemann.

 

 

Il 29 settembre 1943, i pavesi nostalgici dell'ormai morente fascismo, tennero nella sala del camino del Broletto la prima riunione del ricostituito fascio repubblicano guidato dal federale Dante Cattaneo con all'ordine del giorno il ritorno allo spirito originario e alla purezza ideologica della prima ora fascista, la ferrea selezione dei quadri, la punizione per i traditori e la costituzione di una Brigata filo-fascista.

 

La riunione nella sala del camino del Broletto ►

 

Il periodo non era dei più felici per la neoformazione fascista Pavese.

 

 

Le bande partigiane infatti, avevano iniziato l'opposizione nella provincia e, in più occasioni, erano riuscite a mettere in difficoltà i  tedeschi occupando centri importanti come Varzi e Zavattarello.

Nel nostro Paese, negli anni dal 1943 in avanti, la Resistenza partigiana ebbe un ruolo fondamentale nella lotta contro il fascismo e il nazismo, lotta coordinata da un Comitato di Liberazione Nazionale.

◄ Una postazione partigiana nell'Oltrepo

  

Fino all’estate del 1944, Pavia e la sua provincia non erano state oggetto dei bombardamenti Alleati che avevano colpito le grandi città del Nord, da Milano fino a Torino, e la vita aveva mantenuto una parvenza di normalità anche se vi erano i disagi dovuti alla scarsità di cibo e spesso era necessario ricorrere alla borsa nera per andare avanti.

La strategia degli alleati si concentrò su un obbiettivo logistico: ostacolare in ogni modo la ritirata tedesca verso la Germania intervenendo sulle principali vie di comunicazione e in particolare sui ponti a cavallo dei principali fiumi, il Po e il Ticino.

 

Il primo obbiettivo fu il 16 Luglio1944 l'attacco al ponte sul Po a Bastida e successivamente Voghera, uno dei nodi ferroviari più importanti del Pavese.

Fu cosi che, il 23 agosto 1944, il centro storico di Voghera venne devastato da una vera e propria tempesta di fuoco, che colpi le vie Cavallotti, Emilia e Giuria, con un bilancio di novanta morti, trecento feriti e danni gravissimi ai monumenti, come il Castello.

 

Il centro di Voghera devastato dal bombardamento  ►


All'inizio di settembre 1944 la rappresaglia arrivò a Pavia, che da poco tempo aveva perso la protezione della contraerea difensiva, posizionata nell'area Ticinello e del tutto inesistente.


La postazione contraerea a Pavia

 

Il 4 Settembre, alle undici del mattino, cinquantacinque bombardieri medi dell’aviazione americana sganciarono su Pavia ben duecento bombe da 400 chili l’una, che prima colpirono il ponte sulla ferrovia, poi il Borgo Ticino, con decine di feriti e una quarantina di morti.

La tragedia si ripeté dal 5 fino al 26 settembre, con quattro incursioni aeree che provocarono danni gravissimi alla città e altre 32 vittime.

◄  Pavia, ponte coperto e Borgo Ticino bombardati

 

Video - La morte del ponte
 

I bombardamenti misero inoltre fuori servizio il ponte Coperto e quello dell’Impero, oltre alla tragica fine di parecchi Borghigiani rifugiatisi in un tunnel naturale chiamato il tombone in località Acquanegra.

La battaglia per la liberazione di Pavia si svolse nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1945 e il 26 i comandi fascisti si arresero ai partigiani che entrarono trionfalmente in città.

Partigiani in Strada Nuova, di fronte all'Università                        e  in Corso Garibaldi all'altezza di via Volta

PER PAVIA E PER I SUOI DINTORNI LA SECONDA GUERRA MONDIALE ERA FINITA.

Dopo la liberazione, il 27 aprile 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale di Pavia prese possesso della prefettura e la città risultò interamente sotto il controllo delle forze partigiane scese dalle colline dell'Oltrepo.

Il 30 aprile entrarono in città le prime truppe alleate e Il 20 Luglio venne ufficialmente dichiarata cessata in tutta la provincia di Pavia ogni attività partigiana.

 

Il secondo conflitto mondiale è terminato, tuttavia Pavia visse ancora momenti di protagonismo post bellico.

La salma di Benito Mussolini, trafugata il 23 Aprile 1946 da Domenico Leccisi dal cimitero milanese di Musocco, dopo vari passaggi, finì nella Certosa di Pavia  e fu recuperata dalla polizia il 12 Agosto dello stesso anno.

 

La Certosa di Pavia visitata da Mussolini  il 31 Ottobre 1932  ►