Ma da dove veniamo noi pavesi ?  -   di Gian Carlo Mainardi

     Diciamo meglio, anzitutto, perché ci chiamiamo lombardi ?

Cominciamo dall’inizio.

Siamo nell’Italia delle tribù, agricoltura, pastorizia, capanne, ecco diciamo nel 500 d.C.

Si affacciavano ai confini d’Italia ondate di migrazioni di barbari: Scandinavi, Burgundi, Sassoni, Germani ,spinti dalla carestia, dalla fame, dalle gelate nordiche, dalla voglia di nuove terre.

Si muovevano in carovana unica, a cavallo e su carri trainati da lenti bovini, il cammino era lungo, assai lungo. Durante la migrazione, che durava anche anni, (in assenza di strade occorreva valicare monti, fiumi, passaggi pericolosi) si svolgeva la normale vita di un popolo nomade, soste per l'inverno, capanne, fuochi, caccia, pascolo.

A quel tempo l'Italia contava pochi milioni di abitanti, e considerando che ogni cento anni è ipotizzabile la presenza di  tre generazioni, (nonno,padre,figlio) possiamo ritenere che ogni abitante, nell'anno 1000, praticamente 5 secoli dopo avesse alle spalle una quindicina di generazioni.

Poichè le famiglie longobarde erano prolifiche, .....scodellare una decina di figli era la norma, così "scodella e scodella", in 15 generazioni ognuno, nell’anno 1000, poteva contare un milione di antenati che, peraltro e spesso si univano tra di loro (cosa normale che avviene  ancora oggi tra le etnie nomadi dei,Sinti dei  Room, dei  Gitani).

Come conseguenza incominciarono a formarsi i primi gruppi tutti discendenti da capi famiglia.

E’ ben vero allora che ognuno dei pavesi porta "forse" qualche infinitesimale goccia di sangue di tutti gli altri.

Ci possiamo chiamare cugini ?

Si!.....E a proposito di sangue, noi pavesi non abbiamo certamente sangue italico nel senso stretto della parola, (ovvero dei Celti, Marici,Levi,Liguri,nativi dell’alta Italia) ma sangue scandinavo-sassone.

Le migrazioni longobarde infatti iniziarono dalla Scandinavia-Burgundia e raccolsero altre tribù Germaniche strada facendo.

Com’erano fisicamente ?

La statura non superava il metro e settanta, i capelli, biondi, portati lunghi, anche in trecce; occhi grigi o azzurri, pelle bianca nordica, muscolatura possente.  Erano armati di spada, scudo e lancia, di natura  rozza e sanguinaria oltre ogni limite. Il nome loro attribuito da chi li vide transitare fu quello di Longbard, "Uomini dalle lunghe Lance". E così rimasero: Longobardi.

(Più recentemente gli storiografi, interpretando gli scritti di Paolo Diacono, hanno dato un ulteriore significato, "per la lunghezza della barba mai toccata dal rasoio". Infatti nella loro lingua lang significava lunga e bart barba. - Paolo Diacono, Historia Langobardorum, I, 9' )

Le donne erano più basse, di struttura mascolina, buona la muscolatura per l’agricoltura, la pastorizia, l’uccisione di animali, la concia delle pelli. L’abbigliamento era costituito da un gonnellino di pelle, calzari di pelo, una tunica pure di pelle ed una selva di cinture e spallacci cui appendere il necessario.

Il loro bene più importante era il cavallo che montavano a pelo, le staffe e la sella erano ancora sconosciuti.

Erano devoti al dio Odino, divinità nordica, signore della guerra, della magia, della sapienza, al quale tributavano cerimonie rituali più che altro di natura pastorale.

Da dove entrarono in Italia e dove si insediarono questi Longobardi ?

Dappertutto. O meglio, cerchiamo di circoscrivere un poco: entrarono dal Friuli e qui alcune tribù si fermarono per sempre. Ispezionando la padania, ad Alboino, invece, piacque così tanto Pavia, che ne prese possesso e vi fissò la capitale del regno cingendo la corona ferrea di Re d’Italia.

I longobardi non hanno lasciato la minima traccia scritta della loro storia perciò non si sa nulla.

Ma come potevano essere, umanamente parlando ?

Da ciò che si sa attraverso il loro cronista Paolo Diacono erano analfabeti,privi di cultura, pagani, parlavano una sorta di germanico antico, l’unico scritto che rimane è l’editto di Re Rotari, in pratica un insieme di pene per i vari reati.

Si può ipotizzare che vivevano in capanne, mangiavano animali allo spiedo tutti insieme, conobbero il vino qui da noi e si ubriacavano facilmente, poi era facilissimo, anzi quasi d’obbligo metter mano alla spada e sfogarsi in duelli fra ubriachi.

La fissa del longobardo era la guerra, una guerra di invasione, di sopraffazione, Ma  in seguito, in Longobardia si calmarono. Si integrarono con la cultura italica erede dell’antica cultura romana e si ebbero numerose unioni miste che produssero poi figli con metà sangue longobardo e metà italico.

Il ripetersi in una famiglia di discendenti dai capelli biondi e dagli occhi chiari non denuncia certamente antenati mediterranei ma bensì dichiaratamente nordici.

Malgrado i longobardi si siano  italianizzati,  il DNA originario, ovvero il marchio di fabbrica è quello dell’antico papà Longobardo.

Che cosa lasciarono a Pavia capitale?

Nulla, solo pochissimi mattoni. Ogni segno di un regno durato due secoli è scomparso per sempre anche a causa di  distruzioni, predazioni, furti, incendi.

Ci lasciarono delle tracce profonde attraverso il cognome. Potrebbe sembrare impossibile, ma vediamo con ordine. Come tutte le tribù che vivevano, e vivono, all’aria aperta, la scansione della vita anche per i Longobardi era data dai fatti concernenti la natura, e da quella traevano tutta la loro cultura.

L’alba, le lunazioni, la germinazione, la raccolta, la pioggia, la fauna selvatica, la caccia, questo era tutto il loro mondo. Ancora oggi nelle riserve dei pellerossa i nomi imposti ai nuovi nati sono immutati: 'Nube che corre', 'Tuono senza luce', 'Alce che fugge', 'Stella danzante'.

Così era anche presso la cultura Longobarda. Abbiamo in verità pochissime notizie sui nomi   ma grazie sempre a Paolo Diacono si può ricostruire l’onomastica di questo popolo dai quali discendiamo noi pavesi, anche con il cognome. Presso questi nostri antenati gli aggettivi richiamanti la potenza dell’orso, del cervo, dell’aquila, del lupo, uniti al culto della forza delle armi, erano simboli magici riflessi dal culto di Odino.

E la sacralità di questi aggettivi divenne ben presto nome da imporre ai nuovi nati. Vediamo qualche esempio.

Con la base “wulf”, lupo,   troviamo il cognome AIOLFI, ASTOLFI.

 “Beran”, orso, lo troviamo in BERINGHIERI unito a “gara” lancia, quindi lancia data all’orso, e i discendenti rimasero cognomizzati da quel BERAN-GARA e divennero i BERINGHIERI.  BERNARDI, è composto daBeran” e “hardu”, cioè forte come l’orso.

La desinenza hard, (duro,forte,) usata ancora oggi nei paesi anglosassoni divenne “ardi” per i discendenti: GOTTARDI, GOTHARD, (da Gott-Dio e hardu-Forte) GAVARDI, GAVHARD, (da Gara-lancia e hardu-Fote) – e così ACCARDI -AKHARD, RICCARDI-RIKHARD, BIANCARDI-BLANKHARD, LEONARDI-LEONHARD.

LINK : Cognomistica Lombarda – Il Lombardesimo-

Questo è, in estrema sintesi, l'indagine sui nostri antenati comuni. Non male, né meglio né peggio di altre etnie. Discendenti da barbari sì, ma di sangue barbaro puro…

Parafrasando si potrebbe dire: Lombardo Doc, anzi, Longobardo Doc.