Come finì il regno Longobardo ?

Non si può certamente affermare che finì con onore, ma che combattè valorosamente sino alla sua fine, questo sì.

L’ultimo re Longobardo, Desiderio, fu eletto dopo che il predecessore, Astolfo, morì senza eredi. Il regno Longobardo si avvia però al tramonto, la razza si è ormai italianizzata ma svigorita e dopo più di duecento anni di occupazione e di culto delle guerre anche lo stesso popolo longobardo è stanco e ripiegato su sé stesso.

Il clima e il carattere solare italico lo ha contagiato togliendogli ogni aggressività e trasformandolo in un popolo ormai pacioso.

Desiderio dal canto suo fu un re piuttosto opaco e non particolarmente saggio e si può dire che si deve a lui se il regno ebbe il colpo finale che lo annientò. Ambizioso ma ottuso, e ciò malgrado, deciso a tutto pur di continuare le gloriose gesta dei suoi avi, Desiderio congiura e briga finchè si mette contro il Papa Costantino.

Finalmente vince e può farsi incoronare nella Basilica di San Michele, e per l’ultima volta, re dei Longobardi.

Il Papa Costantino viene scacciato da Roma per indegnità nel 768, gli succedette Stefano III e quindi Adriano I.

 

Desiderio continua nella sua azione di disturbo alle terre pontificie. Ridotto alla disperazione il Papa chiede aiuto a Carlo di Francia (non ancora Magno) il quale intima e Desiderio di ritirarsi da tutte le terre occupate altrimenti sarebbe stata proclamata guerra.

E guerra sia! Replicò Desiderio.

Lo scontro ebbe luogo in Piemonte presso Vercelli e qui ebbe inizio il tramonto della stella dell’ultimo Re Longobardo. Desiderio sentì che il suo regno si sfasciava e di scontro in scontro si trincerò nel villaggio chiamato Bella Selva, dal nome degli stupendo boschi che l’attorniavano. Nell’ultimo scontro i Longobardi gettarono ogni uomo in quella battaglia che fu la più grande dell’epoca.

Non si sa nulla delle tattiche di guerra dei Longobardi ma probabilmente erano tattiche raffazzonate, non molto ragionate, una di questa era la formazione chiamata a “testa di cinghiale” (cioè a cuneo) che vedeva il capo circondato dai guerrieri migliori, aprirsi un varco nelle file nemiche.

I modi di combattere dei Longobardi erano simili a quelli degli altri barbari: assalto d’impeto oppure guerra di assedio e logoramento, ma nessuna tattica avevano previsto per resistere ad un attacco di un esercito come quello di Carlo Magno.

La battaglia di Bella Selva fu lunga e crudelissima, i morti furono innumerevoli e i feriti venivano lasciati morire.

Per liberare i campi di battaglia i cadaveri vennero ammonticchiati e arsi velocemente. Fu così che il villaggio di Bella Selva assunse il nome di Mortis Ara (Altare dei Morti) e ai giorni nostri venne tradotto in Mortara.

Desiderio si era trincerato nel palazzo reale di Pavia e Carlo Magno assediò la città per sette mesi senza però riuscire ad espugnarla.

Alla fine, stanco anch’egli come i suoi soldati, decise di venire a patti con i pavesi e con il loro Re.

Pavia si arrese con l’onore delle armi e non subì né onta né saccheggio. Desiderio, fatto prigioniero, ottenne per sé e per i suoi parenti un salvacondotto e venne esiliato a Liegi dove morì dimenticato, tranne il figlio Adelchi che venne esiliato a Bisanzio dove tentò debolmente e senza successo di convincere i Bizantini ad aiutarlo a riprendere la corona regale.

Finì così il regno Longobardo, una fine se vogliamo di sconfitta sul campo, ma circondata dall’alloro della gloria militare e che storicamente non porta con sé onta alcuna.

GianCarlo Mainardi