Un tempo i mattoni costavano. e i pavesi pensarono bene di recuperare quelli della case romane demolite. Li tenevano da parte li pulivano e li riutilizzavano.

Ma così avevano di strano i mattoni romani ?

Eccone uno nel particolare.

Anzitutto erano robustissimi, lunghi 60 cm. larghi 30 e alti 7.

Ma la particolarità era che avevano una maniglia che serviva a trasportarli alla fornace.

Come si vede ogni mattone porta le impronte delle dita dell’operaio che lo ha toccato ancora fresco di impasto.

Nell'esemplare a lato notiamo quattro impronte di dita piccole, probabilmente era un ragazzo.

In alcuni esemplari si possono leggere persino le spirali digitali.

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Due freschi ed evidenti mattoni romani furono inglobati nel moncone del ponte coperto ed appaiono freschi quasi appena usciti di fornace.

Furono nascosti tra le pieghe del ponte dal 1351 al 1949, e rividero la luce con le esplosioni di dinamite che demolirono il povero ponte.

Ancora visibili scendendo al moncone verso la città.

 

 

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Eccone altri due, ma sono parecchi, che sporgono dalla cripta longobarda di Santa Maria alle Cacce in via Scopoli.

Inglobati nella costruzione voluta dal Re Rachis nel 747, questi mattoni rividero la luce nel 1936 allorchè si pose mano ai restauri della cripta.

 

 

 

 

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E altri in via Darsena, ovvero, in pavese “nella cuntrà di maram”:
notiamo diversi mattoni semi nascosti, occorre cercarli.....

 

 

 

 

 

 

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La Torre Civica ne portava parecchi e quando crollò alcuni sono stati prelevati dai pavesi come ricordo…eh..beh...

"compreso chi scrive".

E il fornaciao romano che lo ha fatto ne sarà contento…