STORIE E LEGGENDE in Pavia e dintorni

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L'ORO NELLA SABBIA DEL TICINO                                                                          tratto da leggende di Pavia - Adolfo Mognaschi

Regnava una volta, a Pavia, un antico Re. Un brutto giorno orde di nemici invasero le sue terre. Immediatamente il Re radunò l'esercito, e alla testa di centomila spade, si diresse contro gl'invasori. Sui confini del regno avvenne una grande battaglia nel corso della quale, l'intrepido Re, visti i suoi vacillare, si lanciò dove più folta era la mischia.

Fece strage dei nemici, ma venne a sua volta mortalmente ferito.

Volto in fuga l'avversario, i suoi prodi guerrieri lo raccolsero sanguinante e, vista la gravita della ferita, decisero di tornare il più presto possibile alla capitale. La strada era lunga, ed il Re, steso su di una barella formata da due lance ed un tappeto, giaceva supino e seguiva con lo sguardo semispento, le grandi e bianche nubi nel cielo...

Finalmente l'esercito giunse a Pavia.

Il corteo reale già varcava il ponte quando il Re, viste le torri della sua amata capitale specchiarsi nell'acqua azzurra del fiume, parve rianimarsi e sorrise. Giratosi su di un fianco, mormorò ai suoi fedeli: "Fermatevi; qui voglio restare".

E ricadde inerte. Il corteo si fermò e tutti si affollarono sbigottiti attorno al morto Re.

La Regina, che dall'alto di una torre aveva assistito all'arrivo dell'esercito vittorioso, non potendo comprendere il motivo di quell'assembramento, fu colta da un funesto presagio. Seguita dalle dame, volò incontro al consorte.

Giunta sul ponte, vedendo dipinta la più profonda costernazione sul volto dei presenti, comprese l'accaduto e senza un gesto, senza un grido, l'infelice cadde rovescia tra le braccia dei più vicini con il cuore schiantato.

I soldati, fedeli alle ultime parole del loro grande Re, pensarono di seppellirlo unitamente alla Regina là dove era spirato. Deviarono il corso del fiume e, nel mezzo, costruirono due grandi sepolcri di pietra. Nel primo fu deposto il Re con tutto il ferro delle sue armi e, nell'altro, la Regina con tutto l'oro dei suoi gioielli. Ma tante erano le armi del Re, e tanti i gioielli della Regina che si dovettero fare due sepolcri separati e ampissimi.

Poi, il fiume, rimesso nel suo letto, coprì, col mormorio delle acque, le due tombe. Sotto l'arcata centrale del vecchio ponte, nei giorni di acqua limpida e bassa, si vede ancor oggi la tomba dell'antico Re, e nella  arcata           accanto, quella della Regina. La tomba del Re è ancora intatta e dalle       fessure cola la ruggine del ferro che vi sta rinchiuso, ma quella della           Regina è scoperchiala e rotta.

E c’è chi dice che i gioielli della regina, sparsisi nella ghiaia, abbiano dato origine alle sabbie aurifere del Ticino.