STORIE E LEGGENDE in Pavia e dintorni

ESCI

 

 

LO STALLIERE DELLA REGINA TEODOLINDA

 

 

 

Narrasi che un garzone di stalla del Re Longobardo Agilulfo, incaricato della cura del cavallo della Regina, avesse avuto il coraggio di innamorarsi della stessa sovrana Teodolinda e, ritenendo impossibile il poter riuscire nel proprio intento di avvicinarla amorevolmente, fosse ricorso ad uno stratagemma, pensando di poter fare di nascosto ciò che non gli sarebbe stato possibile palesemente.

 

 

 

 

Nascostosi  di notte in una camera  accanto a quella della regina riesce a scoprire il sistema adottato dal Re per entrare nella camera della moglie.

 

Re Agilulfo, per raggiungere l'amata consorte,  arrivava avvolto in un ampio mantello tenendo fra le mani un lume acceso ed un corto bastone col quale batteva due leggeri colpi all'alto della porta che come per incanto si apriva per lasciar uscire una cameriera; questa ritirato e spento il lume si allontanava.

 

 

Profittando di una notte in cui crede assente il re, il giovane stalliere si  trucca a dovere e ripete fedelmente quanto aveva visto praticare dal marito della regina.

Tac-tac, due leggeri colpi vengono battuti alla sommità della porta, esce la cameriera, ritira il lume acceso, lo spegne e se ne va mentre il garzone di stalla entra nella camera sospirata.

È appena uscito lo stalliere che arriva il re il quale immediatamente si accorge che qualcuno lo ha preceduto.

 

 

Desideroso di conoscere il suo sia pure occasionale sostituto, lume alla mano, il marito si aggira fra i dormitori della servitù che trova  tutta saporitamente  addormentata.

Giunto però al letto del giovane stalliere, da certi sintomi, primo fra i quali il russare esagerato, comprende che questo è sveglio e che l'autore del brutto scherzo non può essere che lui.

 

Tolte di tasca un paio di piccole forbici e tagliata sulla fronte del bel finto dormiente una ciocca di capelli la lascia cadere a terra e si allontana, deciso l'indomani mattina ad identificare il colpevole. 

Ma il garzone che proprio non dormiva, ma anzi era molto presente a se stesso, compreso il tranello tesogli dal re, si alza e munito di un paio di forbici, in meno che  non si dica, con mano abituata al governo dei cavalli, ripete l'operazione a parecchi dei suoi compagni di  lavoro.

L'adunata degli stallieri suona presto il mattino dopo ed ognuno può ben immaginare come possa essere rimasto  il Re constatando come almeno ad una mezza  dozzina di questi stallieri mancasse sulla fronte una ciocca di capelli.

Re Agilulfo licenziò l'intero corpo degli stallieri reali.