LA RASCONA ... LA NAVE DI PAVIA

 

La Rascona era una grande imbarcazione fluvio-lagunare a fondo piatto (senza chiglia) chiamata tradizionalmente anche “Nave di Pavia”, quest’imbarcazione ha un’origine medievale, diffusa fino ai primi decenni del Novecento lungo tutta l’asta del fiume Po e nell’arco lagunare alto-adriatico, da Venezia a Trieste.

In questo tipo di imbarcazione la poppa e la prua erano slanciate verso l’alto quasi uguali l’una all’altra.

A poppa vi era la cabina, dal tetto circolare, per l’equipaggio che viveva stabilmente a bordo, mentre la lunga stiva era protetta da una copertura formato da stuoie e tele incerate, distese su una struttura lignea mobile.

 

 

Lo scafo era a mezzaluna, dotato di due timoni laterali, lunghi (il sinistro, il più grande) 6,10 metri, governati dal barcaro.

Ve n’erano di diverse taglie: da una portata di 15 tonnellate ad una massima di 200; il tipo medio poteva caricare fra le 100 alle 120 tonnellate, con una lunghezza di circa 28 metri e larghezza di 6,5 metri.

La massima altezza dal pelo d’acqua del pizzo dell’asta di poppa era, da carica, quattro metri e mezzo. Il pescaggio minimo era 35-38 centimetri, mentre a pieno carico, quando rimanevano fuori dall’acqua pochi centimetri di banda, era di 160 centimetri.

 

 

Si tratta di uno scafo di concezione “arcaica”, come dimostrano la semplicità strutturale e la continuità di impiego dei timoni laterali, che rimandano a una tradizione antica. È possibile, quindi, che la Rascona derivi dal tipo dei “Pontonia” di età romana, grandi imbarcazioni a fondo piatto impiegate nelle acque interne.

Risaliva il corso dei fiumi e dei canali trainata all’alzaia dai cavalli, mentre in discesa viaggiava con la spinta della corrente, governata per mezzo di due grandi timoni laterali chiamati “zanche”. Armava anche uno o due alberi abbattibili per passare sotto i ponti, con vele latine (in epoca medievale) o al terzo (in epoca moderna), che permettevano di sfruttare i venti favorevoli.

 

La Rascona ha svolto per secoli un ruolo fondamentale nel collegamento tra le città della pianura Padana e quelle costiere dell’alto Adriatico.

La straordinaria sopravvivenza delle rascone nel corso del tempo, conferma come un determinato contesto ambientale, economico e sociale possa condurre verso soluzioni tecniche così efficaci da persistere sostanzialmente immutate per molti secoli.

Nel 1867 a Venezia risultavano registrate ancora 80 Rascone, ma all’epoca questo tipo di imbarcazione era già in decadenza tanto da scomparire agli inizi del XX secolo.

 

 

Come potete notare dalle illustrazioni la Rascona è rimasta arcaicamente la stessa nei corso dei secoli, dal dipinto del Lanzani, alla fotografia di Chiolini sono passati oltre 400 anni.

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LE BARCHE FLUVIALI DEL PASSATO                            di Mario Veronesi

CURIOSITÀ DI PAVIA E DINTORNI