IL VESCOVO BALLERINI E IL DUOMO DI PAVIA                                Di  Gabriele Cinquetti

Personaggi della Religione

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Pavia e dintorni - Personaggi della Religione

                             

 

Fin dai primi giorni del suo ministero episcopale, Mons. Ballerini considerò l’idea di portare a termine la pianta della struttura del Duomo, costruendo i due bracci laterali.                                      vedi mappa a lato >

Il suo pensiero fu in accordo con quello del podestà Vaccari, il quale, in occasione dell’inaugurazione del Broletto restaurato, il 28 ottobre 1928, sottolineò il pregio storico e artistico di quel complesso di monumenti (Broletto-Duomo-Torre civica) nel cuore della città.

Infatti, solo due mesi più tardi, il 12 gennaio 1929 molti tra esperti, tecnici e autorità si ritrovarono in Vescovado per discutere l’iniziativa e i primi progetti presentati dall’ing. Ottorino Modesti.

 

 

Nonostante la perplessità di molti, dovuta all’imponente mole di lavoro richiesta e in seguito anche al periodo di crisi economica, la cosiddetta “Crisi del ‘29”, l’idea venne approvata.

In seguito, per puntualizzare ogni dettaglio, avverrà un secondo incontro, il 28 giugno 1929.

Ballerini lanciò il suo primo appello con la lettera pastorale del 2 luglio 1929:


"Miei cari sacerdoti ed amati diocesani,
La nostra Cattedrale, che con la sua mole maestosa ed imponente ci attesta lo sforzo meraviglioso dei nostri Maggiori nei secoli passati, e più recentemente del nostro grande Cardinale Riboldi, è ora lì, colle sue parti incomplete, messe ancora più in evidenza dalla sistemazione del vicino storico Broletto, che pare domandi alle nuove generazioni il contributo dell'opera loro perchè i lavori siano condotti a compimento.

Io dunque, dopo aver pregato ed invocato più volte il nome del Signore e l'assistenza del grande Cardinale Riboldi, pur trepidando per le grandi difficoltà a cui vado incontro, ho deciso di accingermi all'ardua impresa, fiducioso che non mi mancherà l'aiuto dei buoni.

Miei cari, anche dopo i magnanimi sforzi del nostro insigne cardinale Riboldi, il quale riuscì a dotarlo della facciata e della cupola grandiosa che viene immediatamente dopo quella di san Pietro in Roma e di santa Maria del Fiore in Firenze, mancano ancora i due bracci di destra e di sinistra, necessari non solo a compiere il grandioso monumento, ma sì ancora per garantire maggiormente la solidità della cupola."

 

Inoltre, in questa lettera Mons. Ballerini disse di ritenersi soddisfatto se solo avesse visto levarsi le prime impalcature. Nell’ottobre del 1929 venne costituito il Comitato per il consolidamento e il completamento del Duomo di Pavia.

Nel novembre Mons. Ballerini inviò una lettera al Comitato, al quale fece pervenire 33.000 lire (cifra simbolica ... gli anni di Cristo).

A questa prima somma si aggiunsero i contributi di diverse banche (la prima fu la Popolare), del Comune di Pavia, della Provincia, dello stesso Mussolini, delle Parrocchie, da ben 38 altri Comuni e da numerosi privati (commemorati in una lapide posta all’interno della Cattedrale).

Durante l’Epifania del 1930, i parroci, su invito del Vescovo, raccolsero le loro offerte e quelle dei fedeli delle diverse parrocchie.

Il 29 giugno 1930 venne celebrata la posa della prima pietra, alla presenza del Comitato, delle cariche civili ed ecclesiastiche e di molti pavesi. All’interno della pietra vennero racchiuse monete d’argento e di bronzo (coniate nello stesso anno) e una pergamena scritta in bella grafia da un seminarista e firmata dalle autorità con una penna d’oro.

La data del 29 giugno, festa dei SS. Pietro e Paolo, è importante per il Duomo di Pavia, in quanto vide la posa della “primissima” pietra nel 1488 ad opera del cardinale Ascanio Sforza e l’inaugurazione della Cupola compiuta dal Card. Riboldi nel 1885.

Il 10 ottobre 1930 la Commissione esecutiva affidò i lavori alla ditta di Siziano “Figli di Pietro Castelli”, la quale diede avvio ai lavori il 14 ottobre.

INIZIANO I LAVORI

 

I lavori iniziarono per il braccio sinistro (a nord) o “Altare del Suffragio”, dove oggi riposano lo stesso Mons. Ballerini e l’amico Mons. Faustino Gianani. Il braccio fu terminato il 12 giugno 1931, ancora una volta in prossimità del giorno dei SS. Pietro e Paolo, ma l’ottima riuscita di questa impresa fece pensare anche alla costruzione del braccio destro (sud) o “Braccio di S. Siro”.

 

                                                                                     I lavori sul braccio Nord

Questa seconda fase dei lavori presentò più ostacoli rispetto alla prima.

 

 

 

Questa parte della Cattedrale era infatti già in parte occupata dalla cappella neoclassica dedicata a S.Agostino, eretta dal Vescovo Tosi nel 1832. Si trattava tuttavia di una struttura più piccola rispetto al braccio sinistro e non rispettava i disegni quattrocenteschi, e fu quindi demolita per fare posto al braccio destro.

 

 

                                                                                    I lavori sul braccio Sud

 

Inoltre dovevano essere abbattute le case settecentesche addossate al Duomo in via Bernardino Gatti. Gli inquilini furono quindi licenziati il 27 aprile 1931.

Furono poi rimossi i corpi di S. Siro, portato dietro l’altare Maggiore il 21 luglio, e del Vescovo Luigi Tosi, portato in forma privata nella cripta il 14 agosto.

Quando finalmente i lavori ripresero il 17 ottobre, la cripta della preesistente cattedrale romanica di S. Maria del Popolo li ostacolò nuovamente, permettendo però anche il ritrovamento di preziosi bassorilievi e mosaici.

Il braccio destro fu terminato il 26 agosto 1932.


Durante tutto il periodo dei lavori il Vescovo Ballerini volle personalmente seguire le tappe più importanti degli avanzamenti e spesso si intratteneva con le maestranze, i tecnici e tutti gli operai.

Nella foto a lato è ritratto con le autorità civili e militari e con ospiti in visita ai lavori.

 

Il 9 ottobre dello stesso anno fu celebrata la messa d’oro per i 50 anni di sacerdozio di Mons. Ballerini, che fu anche il Pontificale per l’inaugurazione del braccio sinistro, mentre il 31 ottobre Mussolini visitò di persona il Duomo.

Inoltre, Mons. Ballerini trasferì dalla chiesa di santa Maria delle Grazie nella Cattedrale di Pavia la salma dell’amato Cardinale Riboldi e a fianco vi fu poi sepolto Mons. Ciceri.

Il Duomo, finalmente completo, seppur privo di affreschi e dell’elegante rivestimento marmoreo esterno, doveva essere inaugurato, ancora una volta, nel giorno dei SS. Pietro e Paolo, il 29 giugno 1933.

Proprio quattro giorni prima, però, Mons. Ballerini dovette cedere all'arteriosclerosi che lo tormentava da tempo, e morì il 22 giugno. L’inaugurazione, anticipata al 26 giugno, fu quindi per i pavesi un insieme di tristezza per la morte del loro amato Vescovo e di gioia per il Duomo finalmente ammirabile nella sua intera imponenza.

Il feretro rimase sotto la cupola fino al pomeriggio, poi un grande corteo, presieduto dal Patriarca di Costantinopoli, attraversò prima l’ala destra (di S. Siro) e poi la sinistra (del Suffragio) dove Mons. Ballerini fu sepolto.

 

Ancora oggi, per chi crede, questa grande impresa può essere considerata un’opera di Divina Provvidenza, se si pensa che l’opera di cui Ballerini auspicava almeno l’inizio, fu vista compiuta dallo stesso, fino a pochi giorni dalla sua morte.

(Questo particolare fu notato da Mons. Gianani, il quale affermò che era come se il giorno della sua morte fosse stato posticipato sempre di più, fino a permettergli di vedere compiuta la sua opera).

 

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