Angelo Ferrari

PREFAZIONE ALLA RACCOLTA DI POESIE

"CANSON  DLA  MÉ  CITÁ"

 

La parlata di noi tutti cos'importa se in qualche istante di malumore grida magari con la voce d'uno straccivendolo? Sa però talora anche brillare d'una sua singola eleganza. Nei suoi bei versi. I versi brutti sono una disgrazia.

Luce e garbo non mancano al dialetto per convertire in emozione artistica la realtà comune di una vita scaltra e tribolosa che d'altronde sempre ci innamora, così ricca di ansia, di bellezza e di mistero . ..

Dire bene del dialetto è lecito chiamandolo alla prova del fuoco, dirne male sarebbe come dar sciabolate nell'acqua. Rivolgergli la smorfia del saccente che si vanta d'ignorarlo sembra più che una ingiustizia una sciocchezza.

Al dialetto non si domanda sempre la canzone chic. Dalla voce del popolo gioie e crucci del cuore si cantano come si sentono e come si può. A nessuno del resto è proibito di vagheggiare in fantasia e voce armonizzanti

-  al su rass me 'l capel d'un cardinal

-  la lüna in gala come una cuntessa

-  l'arcobaleno insima ai ca’ di pòvar.

 

Nondimeno  moltissimi  ritengono  la poesia  un guaio più che una fortuna.  Il dialetto si sa bene, affermano i malcontenti,

nca quand l’è in vena al canta di canson

me un crov con sü la vesta da pavon.

 

E non riesce a farsi perdonare gli strappi di carattere, le rime fanciullesche, gli accenti scioperati, la miseria espressiva, una scrittura cabalistica, la voce asmatica, il lazzo plateale, la filastrocca disastrosa . . .

Nella letteratura dialettista c'è molta roba grossa. C'è anche quella fina. Che non susciti amore sviscerato si capisce, il dialetto canta solamente la realtà d'ogni giorno. Sì vorrebbe senz'altro abolirlo.

Ma a chi 'l vuriss cercà da tral al fuj

cito Iü 'l ga risponda, lassla bùj !

 

La poesia è la creazione ritmica della bellezza. Il dialetto sa quello che valgono queste parole. La poesia davvero chiede d'essere bella ma anche e in alto grado umana.

Certo la voce per cantare bisogna averla sul serio. Poeta a suo modo con la sua lirica sincera e naturale, quando è lirica, anche il dialetto può darci il verso fluido, evocatore, musicale, sicuro di se stesso. L'usanza del verseggiare non la perderà mai.

I meschini hanno anch'essi la necessità d'una loro bellezza. Ciò è confortevole abbastanza. E se volessimo dare un carattere anche al nostro buon pavese diremmo allora

che  sensa  dübi certi volt al g'ha

quasi come un'idea ad garuflin,

ad menta pissicanta da scacià

la nausea me 'l tublilò, me 'l gin.

Schersus in piasa, a l'ustaria, al Curs

al mèta la siuria ad bon ümur.

E cai sia un diaiett con di risurs

vurarisam  dil,  sa  'l  merita l’unur

istess precis a l'italian ad Bièla

da   vess  amà   nca   di   turututèla !

 

A buon conto ha ora la certezza di offrire una poesia ammodernita e non soltanto delle tiritere disgraziate.

a.  f.