CARLO DOSSI                                                                                Tratto da: Wikipedia e fonti private

Personaggi della Letteratura

Pavia e dintorni - Personaggi della Letteratura

Il giovane Carlo Dossi

Carlo Alberto Pisani Dossi, erede di una delle tante famiglie antiche e benestanti della provincia Pavese, è ricordato per il suo grande apporto alla politica ed alla cultura e pertanto, pur non nativo di Pavia e dintorni, viene di seguito giustamente commemorato.

Egli nacque nel 1849 a Zenevredo, un piccolo paese in provincia di Pavia dove i Pisani-Dossi possedevano delle proprietà da diverse generazioni. Egli stesso, nelle proprie opere, vanterà più volte una parentela con Cesare Beccaria.

Partecipò giovanissimo al movimento della Scapigliatura milanese, scrivendo articoli sui periodici locali e realizzando opere come L’Altrjeri – nero su bianco, Vita di Carlo Alberto Pisani, Note azzurre, Ritratti umani - dal calamajo di un medico.

Legato il suo nome a quello di Francesco Crispi, divenne ben presto (1870) Console a Bogotá, Ministro Plenipotenziario ad Atene e negli ultimi anni di vita, Governatore dell’Eritrea (a cui pare abbia dato il nome).

In seguito alla caduta del governo Crispi (1896), abbandonò la carriera diplomatica e si ritirò nella villa di Corbetta tutt’oggi presente, ereditata dallo zio della moglie, il Comm. Francesco Mussi, per coltivare la propria passione: l’archeologia (continuata poi in forma di collezionismo dal figlio Franco Dossi).

Grazie ai reperti trovati ad Atene ed a Roma, oltre a materiale precolombiano ed a oggetti trovati in scavi eseguiti nelle zone di Corbetta, Albairate, Santo Stefano Ticino, Sedriano e lungo le sponde del Ticino, progettò il Museo Pisani Dossi che situò nella sua casa di Corbetta, oltre ad una serie di reperti che furono inviati al museo archeologico del Castello Sforzesco di Milano dopo la sua morte.

Fece parte del Consiglio Comunale di Corbetta dal 1902 al 1910 insieme al rag. Luigi Cajo, al possidente Andrea Marzorati, all’ing. Carlo Zari, all’insegnante Giuseppe Meroni, al macellaio Angelo Marcora ed al farmacista Francesco Colli Vignarelli.

Notevole fu la sua amicizia con Tranquillo Cremona che dipinse per lui un ritratto conservato oggi nella villa di Corbetta e dal quale lo stesso Dossi affermò di aver imparato l'arte dello scrivere.

Come scrittore adorava il gioco sintattico e lessicale, con bruschi cambiamenti di genere dall'aulico al popolaresco, usando un rimescolamento di vocaboli latini e lombardi, tecnici e gergali. Fu anche amico del Cardinale Gustav Adolf von Hohenlohe-Schillingsfürst.

Morì nel 1910 a Cardina (Como) nella grandiosa villa da lui fatta costruire su uno sperone di roccia con una magnifica vista sul lago, che ha ancora oggi il nome di Dosso in suo onore.

La salma venne successivamente trasferita a Corbetta ed esposta alla pubblica venerazione.

Attualmente, la salma del Dossi riposa nella cappella di famiglia da lui fatta costruire dall'Architetto Perrone nel cimitero di Corbetta.

Suo erede attuale è il Conte Giacomo Macchi di Cellere, figlio della Contessa Carola, nipote di Carlo Alberto Pisani Dossi, coniugata con il Conte Ranieri Macchi di Cellere.

 

Una "Chiaccherata sul Dossi"

(di Cesare Angelini)

 

Pavia non ha mai avuto grandi poeti suoi, nemmeno uno.

E’ un discorso né triste né lieto che un giorno mi faceva il professor Dante Bianchi, uno dei più squisiti umanisti che onorino la nostra città e le lettere.

Ne ha ospitati; il Petrarca, al tempo dei Visconti; e, tra il Sette e l’Ottocento, il Mascheroni, il Monti, il Foscolo, che insegnavano all’Università.

Veramente nel Ciquecento Pavia ha avuto un letteratone: quel Gerolamo Cardano, dottissimo, versato nelle scienze mediche e nella magia; uomo di così enorme sapere che, al dire del don Ferrante manzoniano, meritava d’essere ascoltato anche quando spropositava.

Ma anche per i pavesi che abitano la via dedicata a lui, non è altro che un nome scritto sul muro e nell’aria; un nome vecchio e familiare: come dire il muto dall’accia al collo, ora relegato al Museo.

E’ anche vero che nel Seicento diede i natali al poeta Alessandro Guidi, che ebbe il torto di credersi il Pindaro del suo tempo per aver fabbricate e sonorizzate canzoni in lode di regine, di papi e della fortuna. Il suo tempo gli fece credito; ma i tre secoli che gli son corsi sopra, lo hanno sgonfiato. Pavia gli aveva dedicato un teatro in piazza Castello, come un omaggio al cittadino molto illustre; ma trent’anni fa lo ha abbattutto e trasformato in garage [ora supermercato, ndr]. Peccato, perché il Guidi era un nome che dava sempre un po’ d’amido alla città.

Nell’Ottocento incontriamo due nomi un po’ scoloriti dal tempo, ma degni di molto riguardo: il poeta dialettale Siro Carati e Defedente Sacchi raccoglitore di memorie locali e autore di alcuni romanzetti.

Due glorie modeste ma oneste, come hanno in ogni tempo questi nostri Municipi di provincia. Chi voglia tornare al Carati, troverà le sue rime ancora vive di molta arguzia, come scritte ieri; e il Sacchi potrà sempre fornire un tesoro di notizie utili anche ai pavesi d’oggi.

Chiacchierando, abbiamo dato un po’ di sfondo alla notizia di Carlo Dossi, scrittore autentico, pavese autentico, di Zenevredo sulle colline dell’Oltrepò. Ma non credo che molti lo conoscano, nemmeno fra noi; all’infuori di qualche volenterosa signorina che ogni tanto ci imastisce su una tesi di laurea.

E quando, alcuni anni fa, gli uomini del comune vollero ricordarlo ai pavesi, gli hanno dedicato una viuzza che non si sa bene dove sia; certo in periferia, sì che la dedica ha l’aria d’un omaggio distratto e inadeguato.

Fu questo nostro scrittore uomo piuttosto bizzarro.

 

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Dossi Carlo - MSN Encarta

CARLO DOSSI in Cronachette di letteratura contemporanea di Cesare Angelini
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