GIOVANNI PAOLO II  a  Pavia                                                                    Tratto da:  note di Sandro Rizzi

Eventi Religiosi

Pavia e dintorni - Eventi Religiosi

  foto di andreagianassi 

L'idea di avere Giovanni Paolo II a Pavia fu lanciata da Monsignor Comini, rettore (il cinquantunesimo) dell'Almo Collegio Borromeo,nell'aprile 1981.

L'occasione fu l'udienza concessa in Vaticano ai tre collegi universitari pavesi di fondazione papale (Borromeo, Ghislieri e Santa Caterina): "Ci permetta infine, beatissimo Padre - suggerì il rettore - di esprimere un desiderio che è nel cuore di noi tutti: che venga a Pavia a visitare la tomba di Sant'Agostino... l'Università dove ha compiuto gli studi San Carlo Borromeo... ed il collegio da lui fondato".

"Il Papa - ricorda ora monsignore - alzò il capo molto interessato... Ma non si poteva dire di più".

Nell'82 i rettori del Borromeo, dell'Università e del Santa Caterina, insieme con il priore di San Pietro in Ciel d'Oro (dove si trova l'urna con i resti di Agostino) scrissero la prescritta lettera al vescovo di Pavia (allora monsignor Angioni) cui competeva l'invio al Vaticano.

Alla fine dell'83, Karol Wojtyla, trovandosi a Milano, lasciò capire che sarebbe volentieri tornato l'anno successivo alle celebrazioni del IV centenario di San Carlo. Da quel momento ci si impegnò perché Pavia fosse inserita fra le tappe dell'itinerario "borromaico".

Finalmente all'inizio dell'84 il sogno si realizzava: l'invito fu accolto, anche grazie all'appoggio, discretamente sollecitato, dell'arcivescovo di Milano, cardinale Martini. E la programmazione si fece febbrile.

Il 3 novembre Giovanni Paolo rimase in città cinque ore: poco più di 50 minuti in Borromeo. Era una giornata grigia, uggiosa, gelida: il Papa arrivò in auto, la nebbia aveva impedito il trasferimento in elicottero da Linate al campo sportivo pavese.

Al "raduno straordinario" i borromaici di tante generazioni accorsero in duemila, con parenti e invitati, tra le 88 colonne (Angelini, il rettore-letterato, arrotondava a cento...) nel cortile quadrato del Pellegrini. Wojtyla, nominato "matricola ad honorem" con artistica pergamena, ringraziò "In virtute humilitatis" usando il motto del casato di San Carlo.

Nel pomeriggio, dopo l'incontro con la città in piazza della Vittoria e con il mondo accademico in Università, ci fu appena il tempo per un momento di raccoglimento sulla tomba di Agostino.

 

 


 

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