Trasporti

GAMBA DE LÉGN - Milano / Pavia                             Tratto da: cagi46, AVIS Pavia e Internet

Pavia e dintorni - Trasporti a Vapore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1932   -  Il locomotore n.105 tipo "Couillet" (Gamba de légn)

della Società Anonima Ferrovie del Ticino si immette in Viale Matteotti, proveniente da Viale XI Febbraio

e con destinazione Piazza Petrarca. Sullo sfondo il monumentale palazzo Devoti.

La linea ferroviaria, a vapore, a scartamento ridotto, costituita da un solo binario di esercizio interessò la S.S. 35 dei Giovi, nella tratta tra Pavia e Milano, dal 1 agosto 1880, data della sua inaugurazione, fino al 29 febbraio 1936, data del suo ultimo viaggio.

Il suo nome era Ferrovia del Ticino ma tutti la chiamavano "Gamba de lègn" o "Ciculatera", perché la locomotiva, con il suo incedere lento e i suoi gorgoglii così diversi dai vigorosi «ciuff ciuff» che emettevano i treni più giovani, assomigliava a una vecchia caffettiera.

La sua massima velocità era di 18 Km. all'ora e considerando le soste, le frenate, le ripartenze, i saluti, ed il fatto che la tratta Pavia/Milano misura una quarantina di Kilometri, il viaggio completo nei primi anni di vita della ferrovia durava quasi mezza giornata, alla fine intorno alle due ore. 

Intorno al suo soprannome 'Gamba di legno' si sono create diverse leggende.

C’è chi narra di un fuochista, che sventolando la bandierina rossa che avvisava i passanti dell’arrivo del mezzo, perdendo l’equilibrio finì niente meno che sotto le rotaie del tram in corsa. Ne uscì piuttosto malconcio e, neanche a dirlo, gli fu applicata una gamba di legno, ma riprese comunque a lavorare sulla stessa locomotiva, e da quel giorno la gente diceva " ...ariva al gamba de lègn".

C’è chi invece dissente da questa versione, e racconta di un uomo scivolato sul ghiaccio e poi finito sotto il tram, rimettendoci una gamba. Altro protagonista, stessa storia: quella di tal ingegner Bosisio, funzionario della Società dei Tramways Interprovinciali, investito dal tram, che gli portò via una gamba, ma non il lavoro, che continuò a svolgere per diversi anni nella stessa azienda.

Forse la ragione più plausibile che giustificava il soprannome era la sua lentezza, con un ironico riferimento a una persona azzoppata. 

In particolare il trenino che faceva servizio fra  Pavia e Milano veniva classificato «el Vintun», correva sul lato sinistro della statale e, entrato in Pavia, all'altezza di porta Milano, poteva proseguire sino al capolinea di piazza Petrarca, oppure dirigersi verso il deposito merci e materiale tranviario nella parte nord-occidentale della città.

Quando arrivava il "Gamba de lègn" che lento e rumoroso procedeva sui binari, annunciato dal suono di una campanella e dalla luce di un fanalino, le massaie si precipitavano a ritirare i panni stesi all’aperto, per metterli al riparo dai suoi sbuffi fumogeni, mentre gli anziani lo guardavano a bocca aperta e i bambini lo rincorrevano, sperando di scorgere su qualcuna delle sue carrozze dolci prelibatezze o giochi con cui riempire la propria stanza.

Ma il «Gamba de lègn», più che trasportare riso e passeggeri non faceva. Il celebre tram conquistò le strade a fine Ottocento, per poi ritirarsi dietro le quinte quasi mezzo secolo più tardi, cedendo il posto alle più moderne corriere.

Chi volesse ammirarlo in un rinnovato smalto, può sempre fare un salto al Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, dove è esposta una locomotiva prototipo del tramway a vapore Milano-Pavia.

 

 

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La stazione di arrivo in piazza Petrarca con il

"Gamba de lègn"  sul binario, pronto per la partenza