La chiesetta è in stile tardo barocco e un recente restauro ha rimesso in evidenza la graziosità delle forme.

 

 

 

 

Nel 1742 Vairano apparteneva alla diocesi di Pavia, al vicariato di Binasco e alla parrocchia di Vidigulfo. Il Vescovo di Pavia era Pertusati e l’arciprete di Vidigulfo era don Camillo Landriani.

Vairano era distante dalla chiesa parrocchiale di Vidigulfo e vi era necessità di costruire una chiesa. Vairano aveva già in parte una certa autonomia in quanto aveva un console e un’amministrazione propria.

Il 15 giugno 1742 viene inviata dalla comunità una lettera al Vescovo Pertusati per richiedere una propria chiesa. Lo stesso giorno la Curia nomina don Camillo Landriani come delegato per accertarsi del luogo dove costruire la chiesa.

 

Il 17 viene convocata una riunione dei capi di famiglia di Vairano e stilato un elenco di impegni che la comunità s’ impegnerà a rispettare per la futura chiesa (manutenzione, aiuti ecc.).

Il disegno è dell’architetto milanese Carlo Giuseppe Merlo. Esistono due disegni del Merlo conservati presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano, ma per mancanza di mezzi o per fretta la chiesa, che vediamo nel suo aspetto originale a lato, non rispetta completamente nessuno dei due progetti.

La chiesa terminata fu benedetta ed inaugurata il 4 novembre 1743.

 

La casa del cappellano era adiacente alla chiesa ma fu abbattuta nel 1970 (era disabitata dal 1956).

 

 

 

Presso l’altare si trova una grande tela a olio, opera di Francesco Fusi, raffigurante la Vergine Maria con in braccio il Bambino Gesù e inginocchiati ai suoi piedi i Santi Carlo Borromeo (a sinistra) e Antonio da Padova (a destra). Intorno si trovano figure di angeli.

La parte principale richiama un triangolo i cui vertici sono i volti della Vergine, di S. Antonio e di S. Carlo, mentre se si considera anche l’angelo in basso, la figura diventa un rombo egualmente preciso.

 

 

Ai piedi di S.Antonio si trova un libro aperto dove l’autore firmò l’opera scrivendo “Fran (ciscus) Fusinus … pinxit”. Rimasero però solo segni indecifrabili fino agli anni ’90. L’opera è datata dagli esperti nel decennio tra il 1740 e il 1750.

Alle spalle di S. Carlo, in ombra, si trova il biscione visconteo coronato. Probabilmente fu quindi il conte Giulio Visconti Borromeo Arese a ordinare la tela. Il Conte era residente a Milano, amico della comunità di Vairano e proprietario del fondo agricolo del luogo.

 

 

 

 

All'interno della chiesetta, sul lato sinistro, è degna di nota anche la statua di San Carlo, nel gesto di indicare il cielo e modellata secondo  le consuetudini del Settecento, nelle vesti di Cardinale e con il caratteristico grosso naso ricurvo.

 

 

 

 

 

Da note di Gabriele Cinquetti e cagi46

Pavia e dintorni - Alla riscoperta degli Oratori campestri

L'ORATORIO

SETTECENTESCO

DI VAIRANO

 

pochi kilometri

a sud di

Vidigulfo