Il toponimo Fiamberta deriva dalla nobile famiglia pavese dei Fiamberti che per alcuni secoli tennero la proprietà del cascinale e molto terreno annesso.

 

Questo cascinale si trova ad un chilometro ad est della parrocchia di Torriano, da cui dipende e da cui è diviso dal Naviglio e dalla statale dei Giovi.

 

E proprio da questa importante arteria viaria, prima di arrivare a Certosa, provenendo da Milano e percorrendo l'Alzaia Pavese, è possibile notare, a sinistra, un tipico insediamento rurale dal colore settecentesco.

Ma bisogna arrivarci, passare il portale d'ingresso per ritrovarci piacevolmente in un mondo di epoche lontane, "quattrocento, cinquecento, settecento" tipico delle grangie certosine,  in pratica quelle strutture edili utilizzate per la conservazione del grano e delle sementi.

 

Già ne siamo avvisati, quando dal Naviglio, incamminandoci verso la Cascina, leggiamo sull'incastro di un fossato laterale, lo stemma certosino GRA-CAR.

 

 

Nell'ampia corte, tipica delle nostre cascine lombarde, a destra esisteva una lunga ala di fabbricati suddivisi in tre corpi di fabbrica, di cui uno di epoca quattrocentesca.

Un altro si presentava ancora in muratura a vista che, distanziato di pochi metri, confinava con un oratorio o chiesetta settecentesca.

In questo edificio notevole è la raffinatezza di alcuni particolari decorativi (cornice a dente di sega su tre corsi di mattoni ad aggetto sul muro) e la omogeneità della muratura esterna in cotto.

 

L'oratorio settecentesco, eretto nel 1666 dai Certosini, era dedicato ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, poi alla Madonna e a San Giuseppe.

 

Nell'interno, ancora ben conservato, con un bell'arco neoclassico che introduce nell'abside con volte a vela, già dal 1667 era conservata sopra l'altare una preziosa icona  "pulchram iconam", che raffigurava al centro la Vergine con il Bambino, detta la Madonna della Rosa ed ai lati le immagini dei Santi Apostoli Protettori e quelle dei Santi Bruno e Ugone.

Doveva essere un'opera d'arte.

L'autore? Al momento non lo conosciamo, ma certo era uno di quei numerosi artisti che in quegli anni di fervore lavoravano in Certosa.

Oggi, al posto dell'icona, in una nicchia, sta la statua della Madonna di Lourdes, secondo la costumanza degli anni venti del 900 .

 


La cascina con il suo oratorio è passata di mano in mano fra importanti famiglie nobiliari pavesi, dopo i Fiamberti nel 1551 fu venduta ai De Vecchi e nel 1592 ai Del Maino.

 

 

Successivamente fu gestita dai Certosini sino a quando l'ordine Monastico Certosino fu soppresso, quindi acquistata dagli Olevano e più tardi dai Calvi e alla fine, recentemente, acquistata da una società immobiliare.

 

Oggi è sede di un agriturismo che, nell'ambito di una ristrutturazione generale ha ridato piacevole sembianza alla architettura medievale dell'intero cascinale,  restaurando anche l'oratorio.

 
 

 

 

 

L'esterno dell'oratorio presenta oggi una facciata, di forma regolare e ben proporzionata, in buono stato di conservazione in quanto le superfici murarie esterne sono state opportunamente intonacate.

Da notare la posizione delle due finte aperture, ricavate ai lati dell'entrata della chiesetta, contornate con doppie lesene, per meglio accentuare lo sfondamento rispetto al filo della muratura di tamponamento.

 

Questa particolarità viene ripetuta nell'apertura ricavata al di sopra del cornicione. Si notino le doppie lese ne e la forma dell'arco ribassato.

 

 

Ci auguriamo che possa essere ancora utilizzato a fini religiosi.

 

 

 

ORATORIO DI

FIAMBERTA

 

UNA SETTECENTESCA COSTRUZIONE DEI FRATI CERTOSINI

 

Pavia e dintorni - Alla riscoperta degli Oratori campestri