Pavia e dintorni - Alla riscoperta degli Oratori campestri

LA CHIESETTA

DELLA CASCINA DIVISA

 

Antica proprietà dei Monaci Vallombrosiani di San Lanfranco

 

Dopo i Monaci Vallombrosiani, la Divisa passò alla famiglia Serbelloni, tuttavia è incerta la data della costruzione della Chiesetta, visitata nel 1707 dal Cardinale Giacomo Morigia.

 

 

Divisa, verso il 1450 fu anche importante sede amministrativa e militare, componente la Squadra o Compartimento territoriale, detto anche Campagna Soprana o Superiore di Pavia.

Nell'interno dell'area recintata si trovava un fabbricato monoblocco, di mattoni scoperti di incerta datazione, che denuncia dalle finestre ristrette e rade la propria origine difensiva.

Sulla parte settentrionale di questa costruzione  figurava l'insegna di un cardinale, Fabrizio Serbelloni che fu abate commendatario di San Lanfranco sino al 1480 quando furono cacciati i Monaci Vallombrosiani ed i loro possessi passarono in commenda ai Pallavicina e poi a diversi cardinali, infine ai Serbelloni.

 

Signori di questa località nei secoli XVII e XVIII, furono appunto i Serbelloni che qui lasciarono il loro stemma, abbastanza complicato, inquadrato su croci, con grifi affrontati e animali slanciati, coronati d'oro; albero e terrazza verde.

Ebbe il suo oratorio, come tuttora, dedicato alla Vergine Immacolata; però sulla facciata presentava uno squarcio di antico dipinto con San Cristoforo ed il Bambino, dipinto facente parte di uno più ampio che adornava la facciata.

 

 

Infatti in un catalogo di legati e di oratori della parrocchia di Marcignago, giacente nella nostra curia vescovile, del 1628, sono descritte pitture "in frontespizio": in centro la Madonna, a destra San Cristoforo con il Bambino e a sinistra Sant'Antonio da Padova.

 

Vediamo a sinistra la cappella fotografata da Mario Gramegna negli anni '70, con l'assenza dei dipinti sopra indicati. 

 

 

 

Attualmente la facciata, che vediamo parzialmente a destra, si presenta di modesto stile neoclassico con relativo campanile.

 

Sono ben conservate le sagome delle aperture, dalla forma lineare; la cornice della gronda e la fascia orizzontale sono state realizzate in epoca successiva da mano inesperta.

 

 

Internamente la chiesetta si presenta con tre campate e volta; il presbiterio è coronato da un cornicione aggettante.

In centro sopra l'altare, sta la statua dell'Immacolata e a destra una piccola sagrestia completa la funzionalità del luogo sacro.

La visita pastorale del 27 marzo 1686, fatta dal parroco di San Pantaleone in Pavia, don Gregorio Valleggiani, delegato dal vescovo mons. Lorenzo Trotti, trova l'oratorio "intitolato alla B.M. Immacolata", ma l'icona raffigura l'Assunta e, sotto, i dodici Apostoli ed altri dipinti di santi.

Scadente è la suppellettile per la celebrazione della Santa Messa, per cui il visitatore ordina che si provveda subito.

 

 

Il 22 luglio 1707 la Divisa riceve la visita del card. Giacomo Morigia: l'oratorio è trovato in ordine con due nicchie ai lati dell'altare contenenti la statua dalla Madonna e di Sant'Antonio da Padova. 

Nel Settecento Divisa era luogo di villeggiatura di duchi che ce li figuriamo in parrucca e incipriati, di cardinali fiammeggianti nelle loro porpore, di marescialli da salotto e in mezzo a questa collezione frivola, chiacchierona e pettegola con i contadini addetti al duro lavoro dei campi che non avevano certo il tempo di annoiarsi.