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Chiese in Pavia fuori le mura

SAN LANFRANCO                                                 Tratto da:  www.webdiocesi.chiesacattolica.it

Chiese di Pavia (aperte al Culto, fuori le vecchie mura)

La chiesa fu eretta vicino alla via di collegamento con Pavia, percorsa da viandanti e pellegrini che potevano trovare ristoro presso l’hospitium del monastero.

Poche notizie sono rimaste dei primi anni di vita del monastero.

Il periodo forse più significativo coincide con gli anni di episcopato di Lanfranco Beccari che fu spesso ospite di questo monastero in cui decise di trascorrere l’ultimo periodo della sua vita e dove fu sepolto in fama di santità.

Al suo nome si lega la nuova dedicazione della chiesa. L’anno della sua morte (1198) e la datazione degli affreschi a lui dedicati (XIII sec.) vengono considerati termini di riferimento cronologico per la ricostruzione della chiesa.

Tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo numerose istituzioni monastiche pavesi dovettero accettare il regime della commenda, ma se per altre tale istituzione portò ad un impoverimento, nel caso di San Lanfranco vi fu una ripresa della vita del monastero.

Il marchese Pietro Pallavicini de’ Scipione, nuovo commendatario, allontanò i monaci corrotti e promosse la ristrutturazione dell’intero convento ad uso dei dodici confratelli rimasti, con la costruzione di un secondo cortile a est del primo (ante 1497).

Finanziò l’arca di San Lanfranco e la ricostruzione del presbiterio in forme rinascimentali (compiuto intorno al 1509); impresa motivata probabilmente dall’esigenza di dare adeguata collocazione al monumento.

Nel 1525 durante il conflitto tra Francesco I di Francia e l’imperatore Carlo V, il monastero, scelto da Francesco I come propria sede, fu teatro di scontri e dovette subire i danni di un incendio.

Nel corso del Seicento sono testimoniati diversi lavori di manutenzione.

Emblematica risulta la demolizione dell’ala meridionale del complesso, resasi necessaria per gravi problemi di infiltrazione delle acque del Ticino.

Nel 1782 il procuratore e subeconomo Luigi Poggi fece demolire tre lati del chiostro piccolo. Poco dopo venne soppresso il monastero (i cui beni passarono alla Confraternita dell’Ospedale San Matteo).

Nel settembre 1783 fu istituita la parrocchia.

La facciata della chiesa, a capanna (1257), è tripartita da sottili paraste a sezione ottagona che dalla riquadratura del por-tale salgono fino alla cornice terminale ad archetti pensili intrecciati, a cui si raccordano con peducci lapidei.

Al centro il portale modanato, inserito in una riquadratura in pietra, è giocato sulla bicromia data dai conci lapidei accostati al cotto.

Il dipinto della lunetta allude alla più antica intitolazione della chiesa e raffigura, seduto accanto al sepolcro vuoto, l’angelo che annuncia le Resurrezione di Cristo. Nella parte mediana si aprono tre aperture circolari; a coronamento la loggetta cieca, tipica del romanico pavese.

Al transetto settentrionale si addossa il campanile costruito nel 1237.  L’articolazione strutturale e decorativa inserisce il campanile nella tarda produzione romanica lombarda, che in ambito locale si afferma a partire da quelli più antichi delle chiese dei Santi Gervasio e Protasio, di San Michele e di San Giovanni Domnarum.

Il monastero costituisce un caso esemplare in quanto i suoi chiostri rappresentano due tappe significative nello sviluppo del chiostro rinascimentale lombardo, dalla trasformazione del più antico romanico in nuove forme quattrocentesche, al pieno affermarsi della tradizione classica bramantesca nel secondo (Visioli).

Il chiostro piccolo (foto a lato) venne riedificato per volere di Luca Zanachi, il cui nome compare, insieme alla data 1467, nelle mensole in cotto che reggono la ricaduta delle volte.

 

L’impianto ricalca la volumetria del chiostro medievale ad un solo ordine di cui conserva le coppie di colonnine in marmo veronese.

Rimane solo il lato che si addossa al fianco sud della chiesa. Le cinque arcate presentano una decorazione in cotto di alta qualità, che è stata avvicinata a quella dei chiostri della Certosa di Pavia.

 

 

 

San Lanfranco  (dal sito Diocesi di Pavia))

ISTITUZIONI STORICHE

La prima attestazione documentaria del monastero vallombrosano di San Lanfranco di Pavia, denominato nei secoli XI e XII monastero del Santo Sepolcro, risale al 1090; nel 1198 vi muore il vescovo di Pavia Lanfranco Beccari, che viene dichiarato santo e sepolto nel monastero, che ne assume la denominazione. Nei secoli XII-XIII le proprietà terriere del monastero risultano concentrate presso la località di San Marzano, sulla quale il monastero deteneva diritti signorili e di banno.

Dal 1480 il monastero viene dato in commenda. Il monastero di San Lanfranco secondo la recente storiografia viene soppresso il 5 marzo 1782 con dispaccio del 6 settembre 1781), benché in base a dati archivistici risulta che il monastero sarebbe stato soppresso il giorno 2 maggio 1782 in esecuzione del regio dispaccio 26 gennaio 1782.

 

La chiesa di San Lanfranco è attestata dall'anno 1090; tra le fonti edite di carattere generale, è citata nel 1250 nei documenti sull'estimo pavese del secolo XIII e successivamente nelle Rationes decimarum del 1322-1323.

La parrocchia di San Lanfranco fu eretta nel 1783 con decreto di fondazione e dotazione del regio economato. Nel 1807 il clero era composto dal solo parroco; cinque sacerdoti nel 1823; parroco e coadiutore nel 1845 e nel 1877. Nel 1792 il reddito netto del beneficio parrocchiale assommava a lire 790.

Nel 1807 il numero dei parrocchiani era di 1500 unità; 1651 nel 1877. Nel 1792 il diritto di patronato risultava attribuito a un commendario; mentre nel 1877 il titolare del beneficio parrocchiale era di nomina regia. Entro i confini della parrocchia di San Lanfranco esistevano la chiesa sussidiaria del Santissimo Salvatore, l'oratorio di Santa Maria Vergine del Rosario, l'oratorio di Maria Vergine Assunta, l'oratorio della Beata Vergine del Giardino.

Nel corso del XX secolo, la parrocchia di San Lanfranco è sempre stata inserita nel vicariato urbano. In base al decreto 25 ottobre 1989 del vescovo Giovanni Volta, con cui fu rivista la struttura territoriale della diocesi (decreto 25 ottobre 1989) (Vita diocesana 1989), è stata attribuita al vicariato I, zona pastorale ovest.

 

Link risorsa:http://www.lombardiabeniculturali.it/

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