Pur essendo destinato prevalentemente a funzioni residenziali, era anche uno dei grandi castelli viscontei che difendevano lo scacchiere difensivo occidentale dello Stato di Milano, prima visconteo e poi sforzesco.

Una lunga catena di fortificazioni che andavano da Bellinzona, attraverso Locarno, Arona, Angera, fino a Pavia, rendevano di fatto impossibile per un nemico varcare il Ticino e penetrare nel cuore dello Stato, il territorio tra il Ticino e l'Adda.

Il Castello di Bereguardo fatto innalzare verso la metà del XIV secolo da Luchino Visconti, e poi ampliato, quasi certamente, nel XV secolo da Filippo Maria Visconti.

Risale a quest'epoca la costruzione della gigantesca bifora che costituisce l'orgoglio della costruzione.

 

Il grande quadrato del castello, cinto a sua volta da un più grande quadrato recintato (bassa corte), è ubicato sopra un terrazzamento naturale del Ticino.

In pratica riprende la classica tipologia a impianto quadrangolare dei castelli viscontei di pianura; circondato da fossato.

E' però privo di torri angolari: una situazione che è forse possibile spiegare con la prevalente destinazione residenziale dell'insieme.

L'elemento architettonico più rilevante è la "bifora" decorata in cotto con davanzale costituito da archetti intrecciati presente sulla facciata meridionale dell'edificio, esempio di architettura gotico - lombarda della prima metà del secolo XV.

Con Filippo Maria Visconti la tradizione vacanziera del castello di Bereguardo continuò: il terzo duca di Milano ne fece persino dono (conservandone le caratteristiche di signorile residenza di campagna) all'amante Agnese del Majno, dalla quale ebbe nel 1425 l'unica figlia Bianca Maria.

    La bifora del Castello di Bereguardo
 

E non solo: per raggiungere indisturbato l'amata Agnese, fece tracciare un nuovo canale artificiale che partiva dalla darsena di Abbiategrasso e raggiungeva Bereguardo.

Dal castello milanese di Porta Giovia (oggi noto come castello Sforzesco), attraverso il fossato e un breve canale di raccordo con il Naviglio Grande, Filippo Maria poteva dunque, a bordo della personale barca di nome " La Magna", recarsi rapidamente e senza soste da Milano a Bereguardo. 

Oggi il Castello presenta una pianta a "U", derivata dalla perdita dell'ala settentrionale, in analogia a quanto successo al castello di Pavia mostra resti di un ponte levatoio sull'ingresso.

È rimasta anche la merlatura bifida, con spazi intermerlari molto ridotti.

Venuta meno la sua ragione difensiva, fu assai rimaneggiato e anche notevolmente danneggiato nei secoli successivi.

Una serie di restauri negli anni '80 a opera del Comune su progetto degli archittetti Rizzini e Carminati, lo hanno rivitalizzato e valorizzato.

Il portale d'ingresso del Castello di Bereguardo >
 

 
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CASTELLO di BEREGUARDO                     Tratto da:  La provincia di Pavia - Comune per comune
 

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